Un bazar della droga nel quartiere dove citofonò Salvini: gli sporchi affari degli stranieri
30 Settembre 2022 - 11:01Cinque tunisini sono stati arrestati dai carabinieri a Bologna con l'accusa di traffico e spaccio di sostanze stupefacenti: secondo gli inquirenti, avevano messo in piedi un sistema rodato nel quartiere bolognese del Pilastro
La zona ebbe un momento di notorietà nazionale poco più di due anni fa, quando il segretario della Lega Matteo Salvini citofonò a favore di telecamera a una famiglia tunisina chiedendo se fra loro vi fosse uno spacciatore. E se alcuni membri di quello stesso nucleo familiare finirono poi realmente nei guai per spaccio, i carabinieri hanno provveduto nelle scorse ore ad arrestare cinque uomini originari della Tunisia con l'accusa di traffico e spaccio di sostanze stupefacenti nel quartiere bolognese del Pilastro.
Due di loro erano già in carcere per fatti analoghi e per tentato omicidio, mentre un terzo si trovava in regime di arresti domiciliari e un quarto straniero è stato intercettato all'aeroporto di Bologna dalla polizia di frontiera, una volta sceso dall'aereo che dal suo Paese lo aveva riportato in Italia. Per una donna, moglie di uno degli arrestati, è stato poi emesso un provvedimento di divieto di dimora nella Città metropolitana di Bologna. Stando a quanto riportato dai media locali, gli arresti sono giunti a coronamento di un'attività investigativa pluriennale, partendo da spunti emersi in un’indagine nata dal decesso per overdose di cocaina di una donna, avvenuta a Granarolo dell’Emilia (un paese dell'hinterland di Bologna) nell’aprile del 2019.
Risalendo alla fonte, i militari dell'Arma hanno quindi documentato circa 3mila cessioni di sostanze stupefacenti (fra cocaina, eroina e hashish) in tutta l'area oggetto di indagine tra ottobre 2019 e marzo 2020. E la "capitale dello spaccio" di droga, secondo gli inquirenti, era rappresentata proprio dal rione nel quale Salvini fece l'ormai nota "citofonata": la vendita al dettaglio delle dosi avveniva principalmente sulla pubblica via al Pilastro, divenuto un vero e proprio "bazar della droga", a ridosso dei portoni di ingresso ai condomini delle case popolari e anche all’interno di alcuni appartamenti.
Le forze dell'ordine hanno appurato come gli stranieri fermati avessero eletto a propria zona di spaccio quella porzione del capoluogo emiliano e non cedevano mai lo stupefacente in altri luoghi, in quanto forti del controllo e monitoraggio del territorio. In base alle ricostruzioni degli investigatori, avrebbero messo in piedi un sistema ben rodato: operavano infatti anche con l’aiuto di vedette pronte a segnalare l’arrivo delle forze dell’ordine e la sosta o il passaggio di volti nuovi o potenziali concorrenti sul mercato della droga. E non esitavano a delegare tali compiti a giovani e giovanissimi, talvolta minorenni. In ultima analisi, l'uscita di Salvini in piena campagna elettorale per le elezioni regionali dell'Emilia - Romagna fece discutere, all'epoca. Ma si trattò comunque di un gesto effettuato a seguito delle segnalazioni dei residenti.
E questi ultimi non avevano evidentemente tutti i torti, a posteriori.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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