Il migrante, ospitato nei centri di accoglienza, deve avere rispetto dell'italia. Altrimenti, se commette un reato, in attesa del processo non se ne esce di prigione per tornare a casa, ma rimane in galera. È quello che a deciso, in sostanza, il giudice Rita Caccamo di Verona.
Il migrante bandito
Partiamo dall'inizio della storia. Qualche giorno fa Masaneh Kanteh, 27enne di origine gambiana, ospitato nel centro di accoglienza di Costagrande, è uscito dai cancelli del centro ubriaco e armato di un cacciavite. È andato in due abitazioni lì vicino e le ha svaligiate. Purtroppo per lui, ad Avesa i poliziotti lo hanno beccato a delinquere e hanno cercato di arrestarlo. Lui si è ribellato, scagliando bottiglie e insulti contro le forze dell'ordine.
Arrestato, è stato portato di fronte al giudice per l'udienza di convalida del fermo. Di solito, e lo sappiamo bene, i criminali che commettono furti simili vengono rimessi in libertà in attesa del processo vero e proprio. Ma non questa volta. Il giudice ha confermato la detenzione in carcere perché "l'imputato, da poco entrato nel territorio dello Stato, si è subito predisposto a gravi condotte predatorie aggredendo le forze dell'ordine del Paese che lo ospita e lo mantiene in un centro di accoglienza".
Insomma: se sei appena arrivato in Italia e i contribuenti ti "mantengono", devi essere ancora più attento nel rispettare le regole dello Stato.
Un po quello che nei giorni scorsi aveva detto Debora Serracchiani, poi linciata dalla sinistra: se un migrante commette uno stupro, è ancora più odioso. Perché in Italia è ospite. E gli ospiti rispettano le regole del padrone di casa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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