Coronavirus

Il governo dà i numeri sul funerale. Serve una riffa per poterci andare

Le spoglie di un uomo contese come a una riffa, un governo che non smette di dare i numeri. Dopo aver giocato con la vita delle persone, con la loro fede religiosa, con il diritto alla scuola, adesso scherza con la morte, imponendoci l'ennesimo macabro conteggio

Il governo dà i numeri sul funerale. Serve una riffa per poterci andare

Le spoglie di un uomo contese come a una riffa, un governo che non smette di dare i numeri. Dopo aver giocato con la vita delle persone, con la loro fede religiosa, con il diritto alla scuola, adesso scherza con la morte, imponendoci l'ennesimo macabro conteggio.

Duecento metri, 40 minuti, Fase 2. L'altra sera sulla roulette degli scienziati è uscito il 15. Nero. Vicino allo zero. Quindici persone al funerale, rigorosamente all'aperto. Non una di più. Come fosse una partita di rugby, la touche sulla bara, ma per favore senza mischia. Quante donne? Quanti uomini? Che senso ha? Chi lo ha deciso? È come se a qualcuno degli apostoli rimasti avessero chiesto di stare a casa, di non sostare in troppi davanti al sepolcro di Cristo: «C'è Maria, la Maddalena vuole venire, dai Tommaso... Siamo troppi, fidati, resta a casa ad aspettare...».

I camici bianchi dettano, la politica prende frettolosamente appunti. «Se dici...» «Sedici?». «E chi ha detto sedici?». «Tu?». «Facciamo quindici?». «Ma no, dai è dispari». «Facciamo 10, conto pari». «E se uno ha tre figli?». «No, metti quindici, dai. È ragionevole». La chiamano scienza perché non hanno una coscienza. Un uomo vale un altro, sempre no, non vale, diceva Lucio Battisti cantando il suo, di funerale. È quello che sta facendo questa maggioranza: assistere al suo funerale politico. Di chi ha deciso di non decidere, e che per questo è già politicamente morta. Alle urne l'ardua sentenza.

Ma l'ultimo saluto ai nostri cari è una cosa dannatamente seria, e lo sanno bene le migliaia di persone rimaste ancora senza un corpo su cui piangere. Ieri sono state altre 333. Storie, vite, affetti spezzati per sempre. Pensare che sia la sorte, anzi la politica, a decidere chi può andare e chi no non è solo stupido, è patetico, diabolico. Tu sì, tu no, i bambini a casa, tu sei troppo vecchio. Ci sarebbe voluta una Antigone per disobbedire alla protervia e alla stoltezza del novello re di Tebe Conte-Creonte, ma in questo Paese eroine ed eroi tutti sono già in corsia, nelle ambulanze e sulle volanti, nelle fabbriche e nei supermarket, davanti a un telefonino per insegnare la vita. Dal 4 maggio ne serviranno altre, composte, in fila, commosse. Tra tanta gente nera, una cosa bella... Tu al funerale, tu al funerale..

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