L'arresto e l'estradizione, dopo trentasette anni di latitanza, del delinquente comune pluriomicida nonché terrorista rosso Cesare Battisti è sicuramente una bella notizia. Il suo ghigno beffardo immortalato nei salotti bene della sinistra parigina o sulle spiagge di Copacabana non umilierà più i parenti delle sue vittime, magistrati e investigatori che lo hanno condannato e inutilmente sorvegliato a distanza per decenni, gli italiani - non tutti - indignati dalla sua furba vigliaccheria. Già, perché quella di Battisti non è stata una latitanza eroica ma una passeggiata sulla passerella della sinistra internazionale con tanto di tappeto rosso, flash dei fotografi e applausi dei complici che nel tempo si sono alternati al suo fianco. Una compagnia variegata e con nomi altisonanti che comprende il presidente francese Mitterrand, quello brasiliano Lula, la prima dama francese Carla Bruni e un bel gruppetto di comunistoidi nostrani, da Saviano a Vauro.
Nulla voglio togliere alla bravura degli investigatori che hanno individuato e arrestato Battisti in Bolivia, ultima sua residenza, avranno la nostra eterna gratitudine. Ma la verità, soprattutto politica, è un'altra, meno enfatica rispetto a ciò che appare. La verità è che Battisti ce lo ha ridato su un piatto d'argento Bolsonaro, da poche settimane nuovo presidente del Brasile, primo presidente di destra di quel grande e complicato Paese. Intendo dire che la novità non è stata giudiziaria o investigativa ma politica, perché ovunque nel mondo ha comandato la sinistra, Battisti è stato e continuerebbe a essere un ospite gradito e ben protetto.
Cesare Battisti, prima che la libertà, ha perso le elezioni. E questo la dice lunga su quel cancro che è stata l'internazionale socialista, lobby che ancora oggi santificherebbe volentieri un delinquente comune, un assassino. Se la sinistra italiana fosse stata meno ipocrita e camaleontica, Cesare Battisti sarebbe in un carcere italiano da trent'anni. Il problema è che su di lui è mancata una parola chiara e definitiva dei grandi capi dei partiti comunisti e post comunisti italiani che si sono succeduti in questo non breve lasso di tempo.
Anzi, ancora ieri da quelle parti c'è stato qualcuno che ha evocato e invocato un provvedimento di amnistia. Mettere in cella Battisti è una vittoria, sapere che i suoi complici politici e intellettuali vecchi e nuovi non pagheranno mai è invece una sconfitta.
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