Cronache

"Hanno i coltelli della cucina": la furia dei migranti salvati

Le parole del primo ministro di Malta, che accusa l'Unione Europea di non aver mantenuto le sue promesse e racconta la paura dei membri degli equipaggi delle navi private messe a disposizione degli extracomunitari: "Avevano rubato coltelli, minacciavano di dar fuoco alle bombole di gas"

"Hanno i coltelli della cucina": la furia dei migranti salvati

Equipaggi tenuti in ostaggio, Malta è infine costretta a far sbarcare dalle navi turistiche sulle quali erano stati trattenuti 425 migranti: a dare notizia di quanto avvenuto è direttamente il premier Robert Abela.

Gli stranieri erano stati distribuiti dal governo maltese su quattro navi private appartenenti alla compagnia Captain Morgan, dopo essere stati recuperati in mare in due momenti differenti, vale a dire il 30 aprile ed il 7 maggio. Vista la chiusura dell'isola, a maggior ragione a causa delle misure di prevenzione adottate in seguito allo scoppio della pandemia Coronavirus, si era scelto di mettere a disposizione quattro imbarcazioni su cui sistemare temporaneamente gli stranieri.

Dopo circa 40 giorni, tuttavia, la situazione si è fatta più tesa a bordo, come testimoniato dallo stesso primo ministro maltese Abela su Malta Indipendent, senza considerare le pressioni esterne esercitate da diverse associazioni internazionali affinchè gli stranieri venissero fatti sbarcare e fossero successivamente accolti in strutture adeguate.

Le proteste più forti sarebbero scoppiate venerdì 5 giugno, in concomitanza con un peggioramento delle condizioni meteo e marine. "Fino a sabato mattina non avevamo intenzione di consentire alla nave di attraccare, ma la situazione è diventata più complessa. Le forze di sicurezza ci hanno detto che alcuni migranti erano entrati nella cucina e avevano rubato dei coltelli", racconta il premier maltese ai microfoni dell'emittente televisiva "One".

"Minacciavano l'equipaggio e dicevano che avrebbero dato fuoco alle bombole del gas", prosegue Abela, il quale spiega di esser stato costretto a scegliere di far sbarcare gli extracomunitari per evitare inutili rischi ai membri degli equipaggi vittime dell'assalto. La soluzione più logica e rapida sarebbe stata quella di ordinare direttamente all'esercito di intervenire a bordo, dice ancora Abela, ma la situazione sarebbe potuta sfuggire di mano col concreto pericolo di provocare morti o feriti durante il blitz.

Per quanto riguarda gli extracomunitari, il primo ministro di Malta aggiunge: "Bisogna ricordare che alcuni di loro erano in mare da più di 40 giorni. Abbiamo fatto il nostro dovere, li abbiamo salvati e abbiamo risposto ai loro bisogni basici, ma una persona non può restare 40 giorni su una nave da crociera".

Abela si scaglia poi contro l'Unione Europea, colpevole di aver garantito l'arrivo di aiuti, tuttavia mai arrivati. "Alcuni hanno fatto promesse, ma dicendo che le avrebbero mantenute solo se avessimo aperto i nostri porti. L'Ue sapeva che c'erano 400 migranti a bordo e ci ha detto che non stavamo facendo la cosa giusta, ma non ha agito per aiutarci.

Ancora una volta, abbiamo dovuto portare questo fardello da soli ", conclude il premier.

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