Cronache

Per i medici "Riina costantemente a rischio di morte improvvisa"

La difesa vuole una perizia per capire se "in grado di stare in giudizio"

Totò Riina nella fotografia diffusa da Quarto Grado
Totò Riina nella fotografia diffusa da Quarto Grado

Il boss di Cosa Nostra Totò Riina è "a rischio di morte improvvisa". E quanto emerge dalla documentazione clinica acquisita dai giudici della sesta sezione penale del Tribunale di Milano dove Riina è imputato per le minacce formulate nei confronti del direttore del carcere di Opera Giacinto Siciliano.

Nelle conclusioni della relazione che ricostruisce il quadro clinico del boss negli ultimi dodici mesi, il medico, Michele Riva, scrive che la cardiopatia di cui soffre Riina "espone costantemente il paziente a rischio di morte improvvisa", oltre a condizionarne ogni attività.

Sulla base anche di questa documentazione, il difensore di Totò Riina, l'avvocato Mirko Perlino, ha chiesto ai giudici di acquisire le cartelle cliniche del 'capo dei capì per valutare se vada sottoposto a una perizia che chiarisca la sua capacità di stare in giudizio. Totò Riina, ha detto il legale "non capisce ciò che gli viene detto e dalla relazione emerge che va a stare in giudizio un imputato che non si può esprimere, che è completamente dipendente in tutti i suoi atti quotidiani, a eccezione del mangiare cibo frullato, che non è in grado nemmeno di prendere una cornetta in mano per parlare col suo difensore perchè gliela deve tenere in mano un agente della polizia penitenziaria". Il pm Bruna Albertini ha invece affermato che la documentazione acquisita è "sufficiente" per accertare la capacità di stare in giudizio del boss mafioso. I giudici si sono ritirati in camera di consiglio.

"Non importa, resti in galera fino all'ultimo respiro, seppur curato come è giusto che sia in uno Stato di diritto, ma resti in galera e crepi lì", dice Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato e responsabile organizzazione e territorio della Lega Nord, "Lo dobbiamo alle sue vittime, lo dobbiamo a Falcone e Borsellino, alle loro scorte, agli altri poliziotti o magistrati e a tutte le altre sue vittime".

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