L’estradizione? Non è prevista. Ma di certo sconterà la sua pena

L’estradizione? Non è prevista. Ma di certo sconterà la sua pena

L’ipotesi più probabile è quella della consegna temporanea. Questo tecnicamente il passaggio che sbloccherà il trasferimento di Igor in Italia. Il bandito verrà processato in Spagna, poi sarà spedito a Bologna per rispondere in aula dei delitti commessi in Emilia, quindi, dopo la sentenza del nostro Paese, tornerà in un carcere spagnolo. La Ue almeno su questo lato ha fatto passi da gigante: esiste uno spazio giudiziario comune e soprattutto c’è il mandato d’arresto europeo che semplifica e accelera le procedure.

Insomma, Igor dovrà rassegnarsi: ha ucciso in paesi diversi, Spagna e Italia gli apparecchieranno una vita da pendolare delle aule di giustizia e delle carceri, almeno per un po’. «Il cosiddetto turismo giudiziario - spiega Alfredo Mantovano, magistrato alla Corte d’Appello di Roma nella sezione che si occupa di penale internazionale - è conseguenza dei buoni rapporti fra le autorità in toga dentro la Ue». Insomma, occorre dimenticare i vecchi meccanismi dell’estradizione, affidate in definitiva alla sensibilità e all’arbitrio dei politici. «In questo caso - aggiunge Mantovano - la parola estradizione è fuori luogo. Siamo invece nell’ambito del mandato d’arresto europeo dove conta molto il dialogo fra i magistrati e dove i margini di discrezionalità si riducono fino quasi a scomparire».

Dunque, il destino del fuorilegge, inseguito per mesi fra boschi e canali tanto che era stato dipinto come un novello brigante, è, o dovrebbe essere, segnato. «In teoria - riprende Mantovano - ci sono due alternative. La prima, teorica, prevede che prima si esaurisca tutto il capitolo spagnolo. Il dibattimento e la pena». In seguito, chissà quando, Igor farebbe i conti con la nostra giustizia. «L’altra possibilità, molto più concreta, è che lo scambio avvenga in tempi relativamente brevi. Magari dopo la sentenza di primo grado».

Stiamo parlando della consegna temporanea. Un istituto che oggi funziona e mette in collegamento gli apparati degli stati europei. «È facile immaginare - conclude Mantovano - che dopo la quasi certa condanna in Italia Igor venga rimandato in Spagna e chiuso in prigione. Ma lo spazio della collaborazione è molto ampio e può arrivare a determinare anche il luogo in cui si sconterà la pena». O le pene, che in questo caso saranno ovviamente lunghissime e pesantissime. Più complesso allargare il pendolarismo giudiziario alla Serbia, dove pure Igor è nato ed è ricercato, o ad altri paesi fuori dai confini dell’Unione europea. Qui sì che scatteranno i protocolli, talvolta farraginosi, dell’estradizione. Belgrado si metterà in coda e aspetterà, se mai arriverà, il suo turno per presentare il conto al criminale.

Il futuro di Igor, incrociando le dita e salvo sorprese, è scritto: le celle spagnole e i nostri palazzi di giustizia.

Ci vorrà un po’ di pazienza, ma i familiari delle vittime potranno infine vederlo in aula. E la Corte d’assise di Bologna gli presenterà il conto. Dopo una lunga latitanza, che aveva alimentato misteri e leggende, ora comincia il conto alla rovescia.

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