"Ecco la legge razzista del Pd che favorisce rom e sinti"

La gestione dei nomadi in Emilia Romagna. Nel 2015 la legge della giunta Bonaccini. Le proteste del centrodestra

"Ecco la legge razzista del Pd che favorisce rom e sinti"

In teoria la legge regionale voluta dal Pd in Emilia Romagna dovrebbe garantire ai nomadi "parità di trattamento" e assenza di "discriminazione". Nella pratica, però, il piano messo in campo da Bologna a qualcuno sembra piuttosto una "legge razziale che discrimina gli italiani" perché favorisce i sinti rispetto a tutti gli altri. "Un cittadino che non appartiene alla comunità sinta o rom non può accedere ai progetti riservati a quelle etnie - dice senza metti termini Umberto Bosco, consigliere comunale della Lega - E questo è discriminatorio".

A Bologna per superare una grande (e problematica) area sosta per sinti nel quartiere Navile, zona nord della città, la giunta Pd ha pensato di trasferire 30 sinti in due microaree familiari: stesso principio (piazzole, case mobili, bagni in comune), con la "pia illusione" che possano ridurre il degrado e la ghettizzazione (leggi qui). Il costo per i cittadini è da capogiro: circa 300mila euro solo di opere pubbliche (leggi qui), che si vanno a sommare ai circa 900mila euro spesi in 9 anni per luce e acqua del campo. "A casa mia le bollette le pago io - attacca Galeazzo Bignami, deputato bolognese di FdI - Non le faccio pagare ai cittadini. Non possono sempre vivere a nostre spese". A infastidire alcuni, però, non è solo lo sperpero di denaro, ma soprattutto i "troppi favoritismi" concessi ai nomadi. Il programma comunale lo mette nero su bianco: le nuove microaree saranno utilizzabili "esclusivamente" dai "nuclei appartenenti alla comunità rom e sinta selezionati dai servizi comunali". Tradotto: se un comune residente si trovasse in difficoltà e non fosse ancora in lizza per una casa popolare, non potrebbe ottenere la piazzola dove parcheggiare una casa mobile.

(Infografica di Alberto Bellotto)

Il piano piddino per il superamento dei campi non prevede solo il trasferimento dei nomadi in due microaree pubbliche. C'è anche una seconda opzione, ovvero la costruzione di microaree private in terreni acquistati dagli stessi sinti. A Bologna per ora ne è stata approvata solo una. Una famiglia ha dimostrato di essere proprietaria di un appezzamento di terreno e il Comune darà l'autorizzazione a viverci. Dato non secondario, questo. La legge regionale di Bonaccini&co, infatti, garantisce ai nomadi deroghe urbanistiche non indifferenti. Il caso pratico è eloquente: la microarea privata sarà in via Benazza, in un territorio "rurale" in "ambito agricolo di rilievo paesaggistico". Il sito comunale spiega che in queste zone deve essere "esclusa la possibilità di realizzare nuovi edifici ad uso abitativo su fondi agricoli che ne siano sprovvisti". Ma i sinti ci piazzeranno casa mobile e potranno costruire pure altri due prefabbricati. "Il Pd ha permesso ai nomadi di edificare in zone dove non sarebbe possibile - dice Bosco - se lo facesse un cittadino qualunque, sarebbe condiderato un abuso edilizio".

(Infografica di Alberto Bellotto)

La "disciplina di favore" è stata codificata da una delibera regionale della giunta Bonaccini, oggi candidato nuovamente a governatore. La novità è importante: in passato, quando i sinti hanno creato insediamenti in terreni agricoli dove non vi era permesso, erano stati (ovviamente) invitati a demolire. Si chiamava abuso edilizio. La nuova legge, invece, stabilisce che l'individuazione delle microaree "non comporta la modifica della destinazione urbanistica delle stesse". Cosa significa? Che un territorio rurale non deve essere trasformato ufficialmente in "residenziale" per costruirci il mini-campo. Questo perché "si tratta di un uso speciale" pensato apposta per i nomadi. Una specialità che "comporta maggiore elasticità per l'Amministrazione comunale nello scegliere" dove piazzare i nuovi campi, permettendogli di "prescindere da vincoli e prescrizioni che limitino la possibilità di stabili trasformazioni del suolo a fini residenziali". Non solo: grazie alla legge Pd, le microaree non sono nemmeno soggette "alla disciplina che attiene ai vincoli che gravano sul territorio".

Una manna giustificata dal fatto che (in teoria) gli insediamenti dovrebbero essere temporanei, giusto il tempo di instradare i Sinti verso altre sistemazioni. Beata innocenza. "I nomadi si stabilizzeranno - scommette Bignami - e alla fine non se ne andranno più".

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