L'edificio non è a norma. Ma grazie al sindaco Pd gli islamici possono pregare

Il Centro islamico di Lugo ha acquistato un'ex falegnameria per farne un centro culturale. Il sindaco ha autorizzato il Ramadan al suo interno. La Lega: "Violate norme di sicurezza"

L'edificio non è a norma. Ma grazie al sindaco Pd gli islamici possono pregare

C’è un capannone nella zona industriale di Lugo che sta facendo infuriare la cittadinanza del piccolo centro in provincia di Ravenna. Si tratta di un ex falegnameria acquistata a inizio 2018 dall’associazione Centro di cultura e studi islamici di Lugo Provincia di Ravenna. "Hanno già i loro luoghi di culto. Basta", tuonano i cittadini. “Le persone hanno paura. In via Mazzini la situazione è preoccupante, non servono altri centri islamici”.

Ma andiamo con ordine. Dopo l'incendio che ha interessato la falegnameria nel 2013, l’associazione islamica ha acquistato l’edificio con la volontà, secondo quanto riferisce il Comune di Lugo, di cambiarne la destinazione d’uso da quella attuale di fabbricato artigianale a centro culturale. “La comunità islamica ha preso il locale per farci un centro culturale dove studiare, fare corsi di lingue, organizzare attività, fare dialogo interculturale”, spiega a ilGiornale.it Kareem Kolawole Oshoala, presidente dell’associazione Centro di cultura e studi islamici di Lugo.

Per la Lega però c’è qualcosa che non va. Poco dopo l’acquisto dell’ex falegnameria, l’Unione Comuni della Bassa Romagna ha concesso l’avvio dei lavori di ristrutturazione del capannone industriale in favore del centro culturale. Il cantiere, aperto lo scorso aprile, dovrebbe chiudersi il 30 novembre prossimo. “L'edificio è stato acquistato dall’associazione per trasformarlo in una moschea, in un luogo di preghiera e questo non è corretto”, tuona la segretaria provinciale della Lega, Samantha Gardin. La dichiarazione ha scosso la cittadina che in tal caso vedrebbe sorgere un’altra moschea nella provincia, dopo quella di Ravenna, seconda per grandezza in Italia. “C’è già un luogo di culto nella zona. Siamo molto preoccupati. Che costruiscano le moschee nei loro Paesi”, dichiarano i cittadini.

Raggiunto al telefono, il sindaco del Pd Davide Ranalli spiega a ilGiornale.it: “Non c’è alcuna ipotesi di apertura della moschea”. Quindi nessun luogo di culto secondo il primo cittadino, ma la possibilità di realizzare un centro culturale.

Il Ramadan

Ma se è vero che l’ex falegnameria non diventerà mai una moschea, è anche vero che il sindaco ha autorizzato l’associazione a svolgere le celebrazioni del Ramadan nell’edificio “senza – tuona la Lega – le adeguate norme di sicurezza”. “Il Comune e la Provincia hanno sempre concesso l’utilizzo della palestra di uno degli istituti scolastici per il Ramadan, solo che quest’anno non abbiamo potuto dare l’autorizzazione visto che le celebrazioni si sarebbero sovrapposte al periodo scolastico”, spiega il sindaco a ilGiornale.it.“Abbiamo perciò autorizzato l’utilizzo del capannone industriale, in accordo con il Prefetto”, conclude Ranalli. “Si dovrebbe essere trasparenti e informare, ma loro di questo non ne vogliono sapere. Per cui, avendo la maggioranza assoluta, il sindaco ha deciso senza chiedere il parere agli altri consiglieri”, dichiara Silvano Verlicchi, capogruppo consigliare Per la buona politica.

“Abbiamo fatto il Ramadan nell’edificio perché non avevamo altra possibilità. Invece di stare in piazza o nei giardini pubblici siamo andati lì”, conferma Oshoala. Secondo la risposta del Comune alla richiesta di accesso agli atti da parte dell’Associazione civica per la buona politica, nel fabbricato artigianale acquistato dal Centro di cultura “non è ammessa un’attività con presenza di pubblico superiore a 100 persone e neppure un’attività di tipo religioso”. “Durante il periodo del Ramadan si è registrato un via vai incredibile nell’area del cantiere, in barba alle norme di sicurezza. Questo è un capannone industriale, ci sono degli obblighi da rispettare”, racconta Gardin della Lega. Anche i cittadini hanno lamentato una forte presenza di fedeli musulmani nella zona.

“Nei giorni di Ramadan c’è sempre un movimento di gente – spiega Oshoala –, ci sono anche coloro che non frequentano il centro quotidianamente. L’affluenza è enorme ovunque, per questo si cerca di prendere un locale più grande. Non so dire quante persone: 150 o addirittura 200/250 persone nel giorno di festa del Ramadan”. Abbiamo chiesto al sindaco Ranalli ulteriori spiegazioni, ma il primo cittadino non ha voluto rispondere alle nostre domande.

“A Bologna e a Ravenna, lo strumento dell’istituto islamico ha portato poi a realizzare dei centri di culto, non vorrei che ciò accadesse anche a Lugo. Diamo tempo al tempo e vedremo cosa sarà del capannone”, dichiara Verlicchi. Ma già due locali del centro storico di proprietà dello stesso Centro islamico sono stati trasformati.

I locali di Via Mazzini

Stretta tra le case Via Mazzini è una delle strade principali di Lugo. Qui, due locali acquistati dal Centro islamico sono stati trasformati in luoghi di culto. “Abusivi”, per la Lega, secondo la quale si tratterebbe di attività commerciali. “Sono un centro culturale, non due moschee”, fa invece sapere il sindaco. Tappeti che ricoprono il pavimento, abiti e una riproduzione della Ka’ba: la sensazione all’ingresso è quella di trovarsi in una vera e propria moschea. “La sera, all’ora della preghiera, si crea un crocchio piuttosto pericoloso.

I lughesi si lamentano, hanno paura di mandare i ragazzini in centro. È una situazione davvero pesante”, racconta una negoziante. E c’è anche chi ci confessa: “Con tutto quello che sta accadendo, sono proprio diventata leghista. A tutti gli effetti”.

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