Lasciata morire nel letto, senza cibo né cure. È la storia di Elisabetta Pinna, 85enne sarda di Domusnovas, deceduta il 18 luglio 2010 nell'ospedale di Gallarate (Varese) a causa del trattamento ricevuto a Villa Sant'Andrea, una casa alloggio per anziani di Aprilia (Latina).
Ora la corte d’assise di Latina ha condannato a 14 anni di reclusione per omicidio volontario Alfio Quaceci, socio e dominus di fatto della società Asclepio 84 srl che gestiva la struttura, e tre suoi dipendenti, accogliendo l’impostazione accusatoria del pm Cristina Pigozzo. Due le assoluzioni.
Il capo di imputazione formulato dalla procura rappresenta il livello di maltrattamenti cui è stata sottoposta la donna, "non deambulante per le conseguenze di una frattura del femore, affetta da cardiomiopatia e morbo di Alzheimer, con totale perdita di autonomia". Chi l’aveva in cura non verificò che l’anziana paziente venisse alimentata e idratata adeguatamente e lasciò che "alcune piaghe da decubito, nella zona sacrale, degenerassero fino a interessare un’area di 20-25 cm di diametro raggiungendo il quarto stadio con esposizione a livello coccigeo del tessuto osseo".
Non solo, ma le condizioni molto gravi della donna vennero persino occultate alla nipote Antonella Porcu alla quale un giorno fu detto che la sua anziana zia, trovata con la coperta tirata su fino al collo, non poteva essere scoperta. E, una volta, neppure al medico di base, sollecitato con urgenza dalla stessa Porcu, fu data la possibilità di procedere a una visita della paziente.
"È il primo caso in Italia di condanna per omicidio volontario legata all’assenza di cure e assistenza in campo sanitario", hanno commentato gli avvocati di parte civile, Renato Archidiacono e Silvia Siciliano, che hanno espresso soddisfazione per la sentenza "trattandosi di una vicenda particolarmente odiosa".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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