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"Mai più in tv con i propagandisti di Putin": scatta la protesta

Angrea Gilli, Nona Mikelidze e Nathalie Tocci non presenzieranno più in tv se ci saranno ospiti della sfera governativa di Mosca. Proteste anche dal Pd

"Mai più in tv con i propagandisti di Putin": scatta la protesta

La guerra in Ucraina occupa gran parte del dibattito televisivo italiano. Accantonati il Covid e le restrizioni del governo, l'opinione pubblica è interessata a capire come si sta evolvendo il conflitto e, soprattutto, se ci potrebbe essere un'evoluzione che potrebbe coinvolgere anche l'Italia. In questo scenario di muovono i talk-show televisivi, che tendono sempre più a una polarizzazione dell'opinione. Nel nome della pluralità di idee e del confronto tra le due posizioni attualmente in disputa, i programmi si contendono gli studiosi e gli esperti che supportano l'una o l'altra parte, ma anche i giornalisti e gli esponenti di spicco ucraini o russi. Tuttavia, alcuni esponenti scientifici italiani hanno espresso la loro decisione di non prendere più parte ai talk-show nel caso in cui siano chiamati a confrontarsi con ospiti legati alla sfera governativa putiniana. A loro si sono uniti anche gli esponenti del Pd.

Per il momento, la protesta è relegata a pochi esponenti, che con un manifesto pubblicato su Twitter hanno fatto sapere di vaer rifiutato l'invito a una trasmissione televisiva (senza citarne nome o rete di emissione). "Io, Nona Mikelidze e Nathalie Tocci non saremo in tv. Ci hanno invitato ma abbiamo declinato. Il problema è Nadana Fridrikson, 'giornalista' della tv del ministero della Difesa russo", ha scritto Andrea Gilli, docente al Defence college, l’università della Nato. Il post è stato pubblicato ieri, martedì, giorno in cui vanno in onda Fuori dal coro, Cartabianca e Dimartedì. Scorrendo la lista degli ospiti dei tre programmi, quello al quale erano stati invitati i tre ricercatori era Dimartedì, condotto da Giovanni Floris e in onda su La7 dove, appunto, ieri sera era ospite la giornalista che lavora presso la rete gestita dal ministero della Difesa della Russia.

Per il momento si tratta solo di una mossa pressoché isolata, perché nessun altro ricercatore ha raccolto il manifesto. Andrea Gilli pare abbia riflettuto a lungo prima di prendere questa decisione, ma di essere arrivato a questa conclusione perché "ci si può confrontare sulle opinioni, sulle interpretazioni e sulle soluzioni: non con chi diffonde dati falsi preparati direttamente dall’ufficio propaganda del Cremlino. È anche una questione di rispetto verso giornalisti, ricercatori e docenti russi che rischiano il carcere per semplice dissenso".

Concorda Nathalie Tocci, direttrice dell’Istituto Affari Internazionali di Roma, che dopo alcune presenze in tv ha deciso di dettare le regole: "Stiamo scivolando verso una deriva pericolosa, che conduce dritto alla disinformazione. Mettere sullo stesso piano il vero e il falso insinua il dubbio nel vero e il falso nel vero". Anche Nona Mikelidze fa notare che "tutti si lamentano che i media italiani appoggiano troppo il mainstream occidentale, mentre se guardi la tv ti accorgi che ci vanno soprattutto quelli che dicono: 'È vero, Putin è un aggressore, ma…' e quel 'ma' serve per propinare la visione del Cremlino".

La stessa presa di posizione è arrivata anche dall'area Pd per voce di Andrea Romano, che a Un

giorno da pecora ha dichiarato: "Io non andrò mai più e credo non lo faranno neanche i miei colleghi del Pd nelle trasmissioni e nei talk dove ci saranno 'sanzionati', non solo dove ci sono giornalisti filorussi".

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