Guerra in Ucraina

Dalla Rai a La7, quei megafoni di Mosca che accendono lo scontro nei talk show

Orsini e Fazolo imperversano a "Cartabianca" e a "L'Aria che tira". Polemiche sulle tesi di Solovyev da Giletti e Popov a "Piazzapulita"

Dalla Rai a La7, quei megafoni di Mosca che accendono lo scontro nei  talk show

Sono i nuovi volti di tendenza della tv, il contraltare utile ad alimentare decibel e dibattiti in una sorta di confusa par condicio tra invasi e invasori. Sono i propagandisti russi o filorussi dei talk-show italiani, giornalisti o presunti tali che stiamo imparando a conoscere, scalatori di quella montagna di fake-news che raggiunge di settimana in settimana nuove vette e passa con agilità dal negazionismo sulla strage di Bucha allo scempio dell'ospedale di Mariupol, spostandosi con altrettanta naturalezza sul fronte del revisionismo storico, con la tesi del grande malinteso delle potenze democratiche sulle reali intenzioni di Adolf Hitler.

In principio fu il professore di sociologia della Luiss, Alessandro Orsini, diventato in poche settimane una star televisiva, conteso a colpi di contratti poi revocati per eccesso di polemiche. Definito da Alessandro Milan «uno di quei diamanti che, una volta trovati, gli autori televisivi si tengono stretti», Orsini fin dai primi giorni del conflitto ha messo in chiaro che «l'Ucraina è fondamentalmente persa» e che «l'unica via per salvare i civili, è scendere a compromessi con Putin», con la resa di Zelensky. Una escalation che lo ha trasformato ora anche in protagonista di un one man show teatrale dal promettente titolo: «Ucraina, tutto quello che non ci dicono».

Altra figura che in queste settimane abbiamo imparato a conoscere è quella di Alberto Fazolo, intellettuale e giornalista, già combattente nel nel Donbass, stato ospite nelle ultime settimane a Non è l'Arena, a Dritto e Rovescio e all'Aria che Tira. C'è poi Nadana Fridrikhson, giornalista della tv russa filoputiniana Zvedza, ospitata da Cartabianca. Sono state le sue parole a spingere i parlamentari a invocare un'audizione del Copasir e della Vigilanza Rai per valutare se sia lecito invitare organi della propaganda putiniana. Fridrikhson ha sostenuto che «l'operazione militare speciale russa ha il compito di terminare la guerra iniziata dal regime di Kiev». Una sortita che non è passata inosservata, così come una analoga ondata di polemiche si è alzata quando la giornalista di Russia24, Olga Kurlaeva, a Piazzapulita, ha ingaggiato un lungo e acceso confronto, negando l'esistenza di un conflitto iniziato dai russi: «C'è una dichiarazione di guerra? E allora di cosa parlate?». Sulla stessa falsariga il giornalista televisivo russo Vladimir Solovyev, conduttore di Russia 1, e protagonista di uno scontro al vetriolo con Massimo Giletti e Alessandro Sallusti. Le bufale e fake-news che pascolano nei contenitori italiani assumono a volte anche forme ufficiali. È accaduto quando in tv è andata Maria Zakharova, portavoce del ministro Lavrov, per negare una volta di più l'eccidio di Bucha con le consuete tesi smentite da fatti e immagini satellitari. Protagonista di un duro botta e risposta con Corrado Formigli è stato Evgeny Popov, giornalista e parlamentare russo, arrivato a sostenere che Mariupol è stata distrutta dal Battaglione Azov. Un campionario di amenità - di cui il giornalista Giovanni Rodriquez tiene su Twitter un dettagliato diario quotidiano - distillate a piene mani nei circuiti comunicativi in forma di informazioni apodittiche.

Una sorta di grande teatro del grottesco per cui è facile prevedere nuove repliche e protagonisti.

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