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Massimalisti per calcolo, perdenti per necessità

Il "nuovo Pd" di Elly Schlein esiste da solo tre settimane e già conta due manifestazioni di piazza.

Massimalisti per calcolo, perdenti per necessità

Il «nuovo Pd» di Elly Schlein esiste da solo tre settimane e già conta due manifestazioni di piazza. Due sabati fa quella fiorentina contro il «fascismo», un grande classico della sinistra italiana, come se in una trattoria romana mancasse la carbonara. Più originale quella milanese di ieri, a favore di una legge per i figli delle famiglie «arcobaleno»: più vegan fusion, se vogliamo continuare le metafore culinarie. Dal sabato del villaggio di leopardiana memoria a quello della piazza. E bisognerà trovare qualcosa anche per il prossimo, sennò che si fa?

Lungi da noi denigrare o mancare di rispetto ai partecipanti, né entrare nel contenuto delle due manifestazioni, anche se la seconda ci è parsa più sensata della prima. Mentre il pericolo fascista esiste solo nelle menti ottenebrate o in quelle in malafede, quella dei diritti dei figli delle famiglie omosessuali è una questione reale. Vogliamo soffermarci piuttosto su una questione di metodo, quello della piazza. Che pare sia quello scelto dal nuovo Pd, il quale, parafrasando un famoso motto di Napoleone, sembra dire «prima scendiamo in piazza, poi vediamo cosa fare». Ora, l'intento è abbastanza evidente: sottrarre acqua al mulino grillino-contiano, che infatti nei sondaggi sta già sprofondando, rivitalizzare i militanti e gli elettori delusi, soprattutto quelli che si sono rifugiati nell'astensionismo.

La strategia della piazza non è certo nuova alla sinistra, basti ricordare quando si trovava all'opposizione dei vari governi Berlusconi. Ma proprio questo precedente dovrebbe segnare un campanello d'allarme sull'obiettivo finale di questa strategia, cioè vincere le elezioni. Non a caso, dopo aver condotto un'opposizione soprattutto dans la rue, per dirla in francese, nel 2006 la sinistra «non vinse» le elezioni, mentre nel 2011 il governo Berlusconi non cadde certo a causa delle piazze rosse. Senza contare che, oggi ancor più di allora, il principale partito della sinistra, più che guidare la piazza, la segue, e finisce per essere strattonato a destra e a manca da movimenti effimeri, allora i girotondi, oggi chissà. È questa la principale differenza con la tradizione comunista togliattiana, che organizzava la piazza solo quando poteva egemonizzarla.

Insomma, non sembra che l'obiettivo del Pd di Schlein sia vincere le elezioni, e comunque presentarsi come una forza massimalista vi preclude la strada, in un Paese come l'Italia a vocazione centrista moderata. A meno che la segretaria non voglia continuare sulla via dei suoi predecessori al Nazareno: gonfiare di voti il Pd, facendo il pieno a sinistra, senza tuttavia arrivare ad essere maggioritario e a costruire una coalizione in grado di vincere veramente. Per giungere poi al governo grazie a una qualsiasi emergenza.

Ma allora tutta questa novità del nuovo Pd non si capirebbe dove stia.

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