A Medicina spunta il numero "socchiuso"

Il governo del popolo ha varato la manovra del popolo che istituisce l'università del popolo

A Medicina spunta il numero "socchiuso"

Il governo del popolo ha varato la manovra del popolo che istituisce l'università del popolo. Da tempo si discuteva del numero di laureati in Italia, pochi rispetto agli altri Stati europei. Da tempo il numero chiuso nella facoltà di Medicina era nel mirino. Il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, aveva proposto di eliminarlo. Il ministro dell'Istruzione, Marco Bussetti, aveva auspicato l'allargamento del numero di candidati. Il ministro della Salute, la 5 stelle Giulia Grillo, aveva lasciato intendere che qualche provvedimento fosse in dirittura di arrivo. Ora è arrivato, nella forma più radicale possibile: «Si abolisce il numero chiuso nelle Facoltà di Medicina, permettendo così a tutti di poter accedere agli studi». È il comunicato del Consiglio dei ministri diffuso al termine della riunione di lunedì sera. Una bomba con giallo. Ieri Bussetti, interrogato a Venezia dai giornalisti, ha ammesso di non essere al corrente della cosa: «Sarò franco con voi. Non mi risulta». Sconcerto anche tra i burocrati del ministero, colti di sorpresa. Poi Bussetti si è allineato rimarcando, assieme alla collega Grillo, come la misura, che non gli risultava, sia necessaria perché mancano medici. Infine l'ultimo colpo di scena, che dà la dimensione di quanto il governo improvvisi quasi in ogni campo. «Non è una riforma ma un auspicio». Abbiamo scherzato, il test per ora rimane, poi vedremo di trovare una alternativa assieme a tutti gli operatori. Firmato: Palazzo Chigi. Ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli anche solo per come è stata condotta e comunicata la vicenda. Gli annunci propagandistici, seguiti dalla ormai solita parziale retromarcia, lasciano la brutta sensazione di essere nelle mani di incompetenti. C'è di peggio. Infatti la (presente? futura?) abolizione rischia di avere risultati controproducenti. Con classi enormi, diventa impossibile controllare le presenze e svolgere regolarmente i corsi. Senza contare i problemi finanziari dovuti all'improvvisa entrata in vigore delle nuove misure. Quest'anno sono stati 67mila i candidati al test: uno su 7 ce l'ha fatta. La selezione all'ingresso, oltre a premiare i più meritevoli, rende possibile organizzare la vita della facoltà: le lezioni, la corsia, l'accesso alle formazione post laurea. È quest'ultimo il vero problema di Medicina: la specializzazione. Ci vorrebbero più posti, più fondi, più borse di studio e il governo pare intenzionato a intervenire (fino a quando non cambierà idea). Il test d'ingresso era contestato da sempre e oggetto di innumerevoli ricorsi. Così però il rimedio è (o sarebbe) peggiore del male e non solo dal punto di vista pratico. Riprendiamo in mano il comunicato che dice di abolire categoricamente ma non abolisce un bel niente. In realtà tutti possono già accedere agli studi universitari ma solo i meglio attrezzati si possono iscrivere a Medicina. Nessuno però è escluso a prescindere. A parte questo il linguaggio del comunicato è l'ennesima testimonianza della ideologia pentastellata alla base anche dei provvedimenti economici.

Invece del lavoro, il reddito di cittadinanza; invece della merito, l'abolizione dei test; invece dei fatti, la propaganda; invece della libertà, l'uguaglianza. Speriamo che le nuove misure non prevedano il sorteggio dei vincitori.

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