Milano, centro della Jihad. Ecco il manuale del terrore

Scovato in una casa milanese un testo sul quale gli islamici presenti nel nostro paese costruiscono il loro radicalismo

Musulmani in preghiera
Musulmani in preghiera

Si intitola "Elementi di base per la preparazione del jihad per la causa di Allah" e l’ha trovato il Ros in un’appartamento di Milano in cui viveva un presunto arruolatore di estremisti da spedire nei teatri di guerra. È il manuale per la guerra santa contro gli infedeli, un testo che esalta il martirio e che contiene i principi ai quali si ispira buona parte di quelle decine di soggetti che sono da tempo sotto osservazione da parte dei nostri apparati di sicurezza, perché potrebbero trasformarsi in potenziali terroristi. Il testo è la base sulla quale molti dei soggetti a rischio presenti nel nostro paese hanno costruito il loro radicalismo.

È scritto in arabo ed era a casa di Maher Bouyahia un tunisino arrestato in Italia negli anni scorsi: il suo ruolo, secondo le indagini, era quello di spedire combattenti in Iraq, dopo esser stato lui stesso ad addestrarsi in un campo di Kurmal, nel Kurdistan iracheno gestito dall’organizzazione radicale islamica Ansar al Islam. Maher fu però assolto dall’accusa di "270 bis" dal giudice Clementina Forleo, che nella sentenza fece la nota e controversa distinzione tra terrorismo e guerriglia, e fu condannato a sei anni di reclusione nel processo d’appello bis.

Nel libro, diviso in cinque capitoli, si precisa che esistono due tipi di preparazione alla jihad, quella materiale e quella spirituale. Se quest’ultima consiste nella puntuale e rigorosa osservanza dei precetti della sharia, la preparazione materiale prevede una sottomissione a regole precise per amministrare la propria formazione militare. "Il vero musulmano - si legge - per innalzare la parola di Dio, deve essere un credente che ha fede nel jihad, perché durante l’addestramento militare i fratelli corrono numerosi rischi, talvolta anche della propria vita. Il loro dovere è, attraverso l’addestramento, purificare il pensiero per innalzare la parola di Dio e far sì di non temere nulla, neppure la morte". Il manuale ribadisce poi che l’addestramento è un obbligo, tanto che è lo stesso Allah che comanda ai musulmani di prepararsi al jihad, e ricorda come sia dovere di ogni musulmano "contribuire economicamente alla causa", mettendo a disposizione "somme di denaro destinate" anche "all’acquisto di armi".

"Contro loro - si legge ancora - tenete pronta la forza fino all’estremo del vostro potere, attraverso azioni di guerra, spargendo terrore fra i vostri nemici e quelli di Allah".

Nemici che non sono solo gli eserciti ma tutto il mondo occidentale, ovviamente quello ebraico e anche i regimi dei paesi arabi che non rispettano la sharia: "Per realizzare gli obiettivi propri del jihad - c’è scritto nel manuale - vanno colpite le popolazioni, senza distinzioni tra civili e militari".

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