Ministero dell'Agricoltura, le indagini della Finanza tra fondi europei e nomine sospette

Al centro delle indagini della procura di Roma c'è il dicastero di Maurizio Martina e il sistema informatico ministeriale, che costa decine di milioni di euro all'anno

Il nuovo ministro dell'Agricoltura Maurizio Martina
Il nuovo ministro dell'Agricoltura Maurizio Martina

Quanti di voi conoscono il Sian? A meno che non siate agricoltori, probabilmente non moltissimi. Eppure il Sistema Informativo Agricolo Nazionale del Ministero dell'Agricoltura rappresenta la maggiore banca dati del settore agricolo e forestale e, cosa ben più importante, gestisce un sacco di soldi. Veramente tanti: oltre 7 miliardi di fondi europei ogni anno.

Come rivela un'inchiesta de La Repubblica, dal 2010 ad oggi il Sian ha drenato l'incredibile cifra di 780 milioni di euro, tra dossier, relazioni di collaudo, audit interni e perizie legali. Una cifra esorbitante che non ha impedito, però, il rinnovo del contratto con i privati che lo gestiscono, aumentato di altri 90 milioni di euro per il triennio 2014-2016. Inoltre la gestione del sistema è così poco limpida da aver richiamato l'attenzione della procura di Roma, che ha aperto un fascicolo sul caso. Fascicolo da cui spuntano diverse irregolarità: nelle misure dei terreni inserite nel sistema informatico, ad esempio. Ci sono casi in cui immobili ad uso agricolo hanno ricevuto fondi per una metratura più che doppia rispetto a quella reale.

Il software registra "scostamenti tra le superfici richieste e quelle effettive del 100 per cento", scrive La Repubblica, ma i fondi vengono erogati lo stesso, in automatico. Una squadra speciale della Guardia di Finanza indaga in tutta Italia sui finanziamenti concessi agli agricoltori sulla base delle informazioni contenute nel Sian, e anche se i risultati dell'indagine sono tuttora coperti da segreto, i contorni di quello che ne è trapelato sono a dir poco inquietanti. Milioni pagati a chi non ha coltivato mai un metro quadrato di terra, finanziamenti ad attività di copertura dei clan di mafia, fondi per una fattoria concessi a chi non aveva che un garage. Repubblica ricorda come già a gennaio il ministero avesse promesso di voler chiarire e contrastare il fenomeno, sottolineando come l'indagine fosse partita da suoi stessi uffici: ma nel frattempo ci sono state le dimissioni della De Girolamo, il cambio di esecutivo, ed ora il nuovo ministro, Maurizio Martina, ancora non ha ultimato il trasloco e già si trova con una patata bollente per le mani.

Il quotidiano di Ezio Mauro punta inoltre il dito contro il mancato cambio di guardia dei privati che gestiscono i dati del Sian: nonostante i ripetuti cambi di governo, sono sempre gli stessi da 20 anni. Dal 2007 il sistema è gestito da una società per azioni, la Sin, partecipata per il 51% da Agea, una controllata del ministero, e per il 49% da un raggruppamento temporaneo di imprese Rti. Ed è stato proprio il commissario straordinario di Agea chiamato dalla De Girolamo per "portare legalità", il generale della Finanza Giovanni Mainolfi, ad aumentare di 30 milioni l'anno la provvigione del contratto con i privati.

Sempre di Mainolfi la decisione di chiamare alla direzione generale della Sin Antonio Tozzi, commercialista di Benevento ed ex portavoce, capo della segreteria e fidanzato di Nunzia De Girolamo. Ma soprattutto persona completamente ignara dei problemi dell'agricoltura, nonostante uno stipendio da 175mila euro all'anno: "Non ho competenze specifiche. Ma per partecipare non erano richiesti requisiti particolari. È sufficiente una laurea, poi io sono stato commissario liquidatore e amministratore di alcune aziende. Sì è vero, conosco bene Nunzia, sono un amico di famiglia, ma l'incarico non l'ho avuto direttamente da lei."

Negli ultimi ventiquattro mesi la Sin ha visto cambiare quattro

presidenti e cinque amministratori delegati: intorno all'agricoltura girano molti, moltissimi soldi, e c'è da scommettere che anche in futuro molti altri ne saranno attirati. Si spera almeno che li gestiscano al meglio.

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