Siamo felici che il governo abbia preso seriamente la lotta all'immigrazione clandestina e nel nostro piccolo lo stiamo sostenendo senza esitazione. Il fenomeno era, e ancora resta, un'emergenza reale, altro che «percepita», come sostengono rosicando i pensatori di sinistra. Ma c'è un'altra e ben più grave emergenza che da tempo incombe senza che nessuno sia capace di affrontarla seriamente. È quella dei cinque milioni di italiani, dei quali due milioni sono donne e oltre uno bambini, che vivono nella povertà assoluta. Cioè che faticano a mangiare il minimo vitale non dico due, ma almeno una volta al giorno.
Questa amara verità, di cui c'è da vergognarsi essendo l'Italia l'ottava economia mondiale, l'ha ricordata ieri l'Istat. C'è da fidarsi, l'ente statistico nazionale - a differenza di ciò che pensano i grillini che ieri hanno cercato di commissariarlo - non è un partito, non dipende dal governo o dal parlamento, è indipendente, non deforma la realtà come fanno i politici (tutti) a proprio vantaggio ma si limita a fotografarla. L'Istat ci dice di più, cioè che il fenomeno è in costante aumento. Su questo l'attuale governo, in carica da poche settimane, non ha colpe ma essendo lo stesso nato al motto di «prima gli italiani» forse dovrebbe spicciarsi a fare qualche cosa. E qui nascono i dubbi perché proprio ieri il ministro competente per lo sviluppo, Luigi Di Maio, ci ha spiegato che il suo primo provvedimento sarà quello - se ci riesce - di concedere mezz'ora di internet gratis a tutti gli indigenti.
Benedetto, maledetto giovanilismo che pensa a internet come al centro del mondo e soluzione di tutti i problemi. Gli indigenti hanno bisogno di lavoro, di casa e di dignità, non di mezz'ora di internet con il quale al massimo possono guardare l'altra metà del mondo che se la spassa e aumentare così rabbia e frustrazione. La realtà virtuale è droga, oppio dei popoli, non occasione di riscatto. Come non lo è l'assistenzialismo eretto a occasione di vita. Per togliere milioni di persone dalla povertà bisogna abbassare le tasse alle imprese, aiutare e non perseguitare chi già lavora.
Ma su questo le ricette del governo appaiono vaghe, il ministro dell'Economia allusivo se non pessimista. Se Di Maio avesse fatto in queste settimane quello che Salvini ha fatto sull'immigrazione saremmo sulla giusta strada. Ma non accade e, soprattutto, ne è capace?
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