Cronache

Morire a dodici anni alla partita di rugby davanti alla mamma

Defibrillatore e due medici in campo, ma Elia non ce l’ha fatta: è morto sotto gli occhi della madre

Morire a dodici anni alla partita di rugby davanti alla mamma

A dodici anni Elia sognava di diventare un campione di rugby, come Sergio Parisse o il "gigante" Martin Castrogiovanni. Giocava nella squadra under 14 della Amatori Rugby Macerata, insieme al fratello di tredici anni. Oggi a Villa Potenza i due adolescenti erano in campo insieme contro il Fabriano, ma a un certo punto il più piccolo si è sentito male, ha chiesto di essere sostituito ed è andato in panchina. Pochi minuti dopo Elia Longarini si è accasciato a terra ed è morto. Inutili i soccorsi con il defibrillatore e il massaggio cardiaco dei due medici presenti.

Il ragazzino è morto sotto gli occhi della madre che lo seguiva sempre, in tutte le partite, mentre il fratello veniva allontanato pietosamente da una scena straziante. La morte improvvisa è un evento abbastanza raro fra i giovani atleti. Solo l'autopsia che verrà disposta dalla procura di Macerata chiarirà le cause del decesso. Forse una cardiomiopatia, un problema cardiovascolare strutturale, o una causa neurologica, metabolica o vascolare. "Elia - spiega Matteo Mogetta, il responsabile comunicazione della società - era stato tesserato con un certificato medico di idoneità agonistica".

Questa mattina, in campo, erano presenti due medici. Il defibrillatore era regolarmente funzionante. "Purtroppo - continua Mogetta - è successo l’imponderabile". In pochi minuti è arrivata un’ambulanza, seguita a ruota dall’eliambulanza, che però è rientrata alla base vuota. Momenti di grande concitazione, le sirene delle auto dei carabinieri e della polizia: ma Elia se ne era già andato via per sempre, con il desiderio di indossare un giorno la maglia azzurra.

Sotto choc i familiari e i compagni della seconda media dell’Istituto Dante Alighieri. I Longarini fanno parte del movimento neocatecumenale, che questa sera ha organizzato un momento di preghiera in cattedrale. "Sono sconvolto - dice il presidente della Amatori Rugby Matteo Medori - posso solo dire che siamo vicini alla famiglia di questo ragazzo, ci stringiamo a fianco dei genitori e del fratello". La società sottolinea che da sempre "presta la massima attenzione alla sicurezza dei suoi atleti, sia in termini di adeguatezza delle strutture, a cominciare dalla sala medica, che di rispetto dei regolamenti".

Ma quanto accaduto oggi è destinato probabilmente a riaprire il dibattito su una maggiore prevenzione dei rischi connessi a patologie congenite difficili da diagnosticare e sull'utilità di accertamenti strumentali più sofisticati prima di dare il via libera alla pratica di sport agonistici, anche "pesanti", come nel caso del rugby.

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