Trentacinque alunni, sedici nazionalità diverse: bambini da tutto il mondo, dallo Sri Lanka, dall'India, dalla Moldavia. Dal Pakistan, dalla Cina, dalle Filippine. Nessuno in rappresentanza del Paese «ospitante» (l'aggettivo è d'obbligo, a questo punto): l'Italia è solo la cornice a questo «trionfo» multietnico. Che suona quasi come una barzelletta. Perché le due classi senza nemmeno un alunno italiano, due prime di Brescia, sono in una scuola elementare intitolata ad Alessandro Manzoni: il padre della lingua italiana moderna. Un paradosso.
Forse l'autore dei Promessi sposi potrebbe ispirare i nuovi allievi a sciacquare, pure loro, i panni in Arno. O perlomeno nel Po. Non per altro, ma le stesse maestre della «Alessandro Manzoni» spiegano che «lavorare in queste classi è complicatissimo», visto poi che alcuni bambini «sono arrivati in Italia da poco e non parlano la nostra lingua». E non è che siano accusabili di cattiva volontà, o di pregiudizi verso gli stranieri (ci mancherebbe): la loro scuola è infatti stata già premiata in passato - spiega il Giornale di Brescia - come esempio di integrazione ben riuscita. Un istituto, nel pieno centro cittadino, dove il numero di alunni immigrati è sempre stato elevato. Fino al record, allo scoccare della campanella dell'anno scolastico 2015/2016.
Dettaglio ulteriore: le classi tutte straniere sono le uniche due prime della scuola. Mario Maviglia, responsabile dell'ufficio scolastico provinciale, spiega all'agenzia Ansa che «è la prima volta che si verifica una situazione simile a Brescia». In pratica si avvia un intero ciclo scolastico senza nemmeno un bambino italiano: un destino che ha spinto Salvini a chiedere «un tetto ai bimbi di altre nazionalità», perché «così non è integrazione». Ci aveva già pensato qualche anno fa anche l'allora ministro Gelmini, che aveva proposto una percentuale massima del trenta per cento di stranieri per classe.
Ci sono dei precedenti: per esempio a Bologna, all'istituto Besta, è capitato che in una prima media ci fossero venti ragazzi, tutti stranieri. Anche lì: cinesi, filippini, egiziani, indiani. Italiani zero. E poi in Veneto, ad Arcella, in provincia di Padova: in primavera è stato reso pubblico l'elenco delle future prime classi e, per questo settembre, si profilava una prima elementare di tutti stranieri (alla materna resisteva, in una classe, un solo alunno italiano in mezzo a tutti figli di immigrati).
Le maestre della «Alessandro Manzoni» fanno sapere che, insomma, servirebbe qualcuno che venga loro in aiuto, altrimenti «addio a tutti i bei
progetti avviati fino ad ora». Come lavora un insegnante in una situazione così? «È educatore, psicologo. E dopo insegnante». Diciassette bimbi in una classe, diciotto nell'altra. Neanche un italiano. Non era mai successo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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