Cronache

"Non c'entra un c...". D'Alema sbotta sulle armi dalla Colombia

L'ex premier rompe il silenzio sulla presunta compravendita di armi tra Italia e Colombia. "La polemica non c'entra un beato c...", sbotta. E sul pluriomicida Edgar Fierro spiega: "Mi fu presentato come senatore"

"Non c'entra un c...". D'Alema sbotta  sulle armi dalla Colombia

"Un fatto promozionale. Non è una trattativa". Massimo D'Alema rompe il silenzio e offre la propria - discutibile - versione dei fatti sul caso della compravendita di armi tra Italia e Colombia nel quale avrebbe avuto un ruolo. Un presunto affare da 80 milioni di euro, nell'ambito del quale l'ex premier ebbe una telefonata con Edgar Fierro, ex sanguinario paramilitare colombiano condannato per più omicidi e oggi libero, per discutere l'operazione. Su questa vicenda dai contorni ancora opachi, in grado di imbarazzare e non poco la sinistra, l'ex segretario del Pds ha deciso di rispondere alle domande de Le Iene, lanciandosi in giustificazioni e sfoghi particolarmente tesi.

"Alla base di tutto questo affare c'è un'intercettazione illegale di una conversazione privata che è stata tagliata e ricucita. È un testo manipolato, quindi mi rivolgerò alla magistratura", ha attaccato dapprima D'Alema, sostenendo che le sue affermazioni sarebbero state modificate ad arte (peraltro non si trattava di una intercettazione ma di una registrazione). Eppure il loro contenuto appare tutt'altro che confuso, se non altro per il tono perentorio utilizzato in esse dall'ex premier. "Noi stiamo lavorando perché? Perché siamo stupidi? No, perché siamo convinti che alla fine riceveremo tutti noi 80 milioni di euro", affermava l'ex premier, secondo quanto si ascolta nella telefonata messa in onda dalla trasmissione Quarta Repubblica.

"Questa roba è stata comunque lavorata con tagli e cuci, quindi è un'informazione a mio giudizio falsa", ha detto D'Alema. Di fronte all'inviato de Le Iene Antonino Monteleone, che provava a incalzare l'ex premier spiegandogli come l'Italia fosse "il Paese delle polemiche", il politico ha perso le staffe. "Ma la polemica non c'entra un beato c*zzo. Si vogliono danneggiare le imprese italiane che hanno avuto un danno molto grande ma questo a voi non ve ne frega un c*zzo", ha sbottato Baffino, spostando per un attimo l'attenzione sulle aziende. Poi, tornando a rispondere in merito al proprio ruolo, ha aggiunto: "Io non ho incontrato il governo della Colombia, non ho fatto trattative con nessuno".

Resta tuttavia da capire a che titolo l'ex premier interloquisse con il pluriomocida colombiano. "Mi è stato presentato come un senatore che voleva sostenere le cose, ma era un'attività di promozione non una trattativa", si è giustificato D'Alema. E il fatto che si parlasse di sucess fee e commissioni? "Ma è assolutamente normale che in operazioni di questo genere si diano incarichi professionale, di assistenza legale, di promozione commerciale ma non è una trattativa perché il mio interlocutore non è l'acquirente", ha spiegato l'ex leader della sinistra.

Rispetto all'ipotesi di una violazione della legge che regola la compravendita delle armi, il politico si è nuovamente infervorato. "Ma è una cazzata che non sta né in cielo, né in terra. Io parlavo con un signore per sostenere il fatto che loro si dessero da fare a favore della proposta italiana, ma è un fatto promozionale. Non è una trattativa".

Ma i dubbi restano. Perché, ad esempio, l'ex premier parlava alla prima persona plurale se non faceva parte dell'operazione? E sulla base di quali certezze si diceva "in grado di garantire nel modo più assoluto che i contratti si stanno facendo e saranno fatti"?

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