Noi imprenditori tentati dall'addio

Noi imprenditori tentati dall'addio

Recentemente gli analisti e i giornalisti economici hanno commentato la finanziaria varata dal governo con giudizi quasi unanimi. Che di fatto si possono riassumere con un titolo apparso sul Sole 24 Ore: «Manovra senza sguardo al futuro nell'Italia dei giovani in fuga».

È vero, i giovani in Italia sono in fuga e lo sarei stato anche io se qualcuno non mi avesse convinto a non rimanere in Canada. Approfitto del titolo di questo articolo per raccontarvi una storia, forse un po' lunga che tanti non avranno voglia o pazienza di leggere, ma è la storia di una famiglia che da cinque generazioni crede ed investe in Italia.

Ho avuto il privilegio di nascere in una famiglia, appunto, che da sempre mi ha insegnato il sacrificio ed il rispetto per il lavoro; un lavoro che porta a successi; successi che sono frutto di enormi sacrifici; sacrifici che non sono mai scontati.

Sono stato educato a rispettare e se rispetto esigo di essere rispettato. Ecco perché nella mia famiglia nulla è mai stato regalato e mai lo sarà. Ed ecco il motivo per il quale la mia famiglia - anziché comperare una Ferrari, una Lamborghini o una Bugatti - preferisce una nuova pressa, una nuova linea o una nuova Spea. Non perché le auto non ci piacciano, solo che preferiamo investire i nostri utili nel nostro futuro piuttosto che nel nostro presente. Guardo al futuro oggi e devo far fede e conto solo sulle nostre capacità. Vedo un sistema di governo economico senza arte né parte, che ragiona per consenso politico piuttosto che per competenze e capacità. Questo mi fa rabbrividire e, ancora di più, preoccupare.

Noi facciamo industria, con più o meno difficoltà, da cinque generazioni. Quando ho creato Nplus ci ho messo le mie firme (nonostante alcune banche avessero voluto quelle di mio padre). La mia famiglia continua ad investire in Italia (più di 10 milioni di euro ogni anno). Il gruppo continua ad assumere (98 contratti a tempo indeterminato in Aermec in un colpo). Permettetemi di dire che pretendo di contare di più in questo Paese, pretendo di non essere considerato e trattato come una «arancia da spremere», ma come uno di quei giovani che nonostante tutto è rimasto nel suo Paese. Attenzione Italia, che se non ascolti gli imprenditori finisce che ti mangiano, ti masticano e poi ti sputano. Il mio non è terrorismo ma vuole essere un'avvisaglia, perché qui nessuno vuole morire martire sull'altare degli imbecilli.

Ps. Ieri ho ricevuto alcune piacevoli chiamate da tre amici di infanzia di Verona: uno con prefisso +852 (Hong Kong), uno con prefisso +1 (Usa) ed il terzo +55 (Brasile).

Beh, cara Italia, vedi un po' tu...

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