Noi terrestri, futuri marziani

L'anno del pianeta rosso

Noi terrestri, futuri marziani

«Spazio, ultima frontiera», diceva la voce narrante del telefilm Star Trek. «Sorry, penultima» verrebbe da rispondergli. Perché se c’è un «confine c’è un oltre», sentenzierebbe il Saggio. E non per fiction. Marte, nuova frontiera. «La missione per lo sbarco tra due anni», ha annunciato il presidente Usa Obama, prima di lasciare a Trump. Passaggio del testimone, ma prima un bilancio. Il 2016, tra progetti e fallimenti (vedi lo schianto della sonda Schiapparelli), è stato l’anno del Pianeta Rosso, ma anche di uno dei grandi pensatori, l’astrofisico britannico Stephen Hawking. Sì, quello che si diverte un in un modo tutto suo: la religione racconta Dio, lui tenta di smontarla; i Buchi neri ingoiano tutto, ma per lo studioso no, qualcosa «vomitano»; e ancora, se si vuol fare una passeggiata «cosmica», il Stephen mette subito in guardia sugli alieni, che potrebbero essere «brutti e cattivi». Insomma, tra lui e la Nasa. & Co., finisce 1 a 0.

Con la mente ha fatto più strada lo scienziato, dalla malattia inchiodato su una sedia rotelle, che la maggior parte dell’umanità sulle sue gambe. Al che verrebbe da dire che uno dei veri temi dell’uomo è: il limite. Che è anche la sua sfida. Finché continueremo ad avere desideri e mete, realizzarli, forse sarà possibile. Adesso tocca a Marte. Già i filosofi ci pensavano. Vedi Aristotele che notò il passaggio marziano dietro alla Luna. Una delle apparizioni del pianeta avviene nel romanzo I viaggi di Gulliver; negli anni ’60 l’impresa della sonda Mariner, arrivata sopra al gigante. E ora siamo qui che discutiamo del primo, possibile, ammartaggio. I problemi ci sono, ma ce la faremo. Ce la dobbiamo fare. Qui torna in scena Hawking, che l’ha detto chiaro: sulla Terra ci restano mille anni e il futuro è dove l’uomo potrebbe creare una colonia. Attenzione però.

L’idea di Marte è doppia: il pianeta da raggiungere e il dio della guerra, come vuole la mitologia greca. Speriamo che prevalga la prima concezione, altrimenti di anni, per scalare gli astri, ne avremo qualcuno di meno.

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