Cronache

Il nome tatuato sul viso della ex come marchio di proprietà: condannato a 6 anni

Un 41enne ha costretto l'ex compagna a tatuarsi il suo nome sul viso, a leggere testi sacri e a rimanere chiusa in casa per mesi. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per maltrattamenti e lesioni personali

Il nome tatuato sul viso della ex come marchio di proprietà: condannato a 6 anni

L’ha costretta a tatuarsi sul viso il suo nome come marchio di proprietà. E poi l’ha obbligata per anni a leggere passi della Bibbia e ad altre torture psicologiche. Per questo la Corte di Cassazione ha condannato il 41enne Andrea Lombardi a a 6 anni e mesi di reclusione.

L’approccio su Facebook, la frequentazione e poi gli eccessi

I due si erano conosciuti tramite Facebook nel 2019 ed erano andati a vivere insieme dopo poco tempo. Ma la convivenza si è rivelata subito un incubo per la ragazza. Lombardi, infatti, ha iniziato a maltrattarla: non la faceva uscire di casa, la costringeva a leggere testi sacri come la Bibbia o il Vangelo, la picchiava e insultava continuamente. L’apoteosi arriva a dicembre del 2019: l’uomo la porta da un tatuatore e la costringe a scriversi il suo nome, Andrea, sopra il sopracciglio. Non è gesto d’amore ma, secondo i giudici, un modo per rivendicare la proprietà su quella donna. Nella stessa giornata Lombardi l’ha aggredita in un bar, con un pugno e urlandole insulti, tanto da costringere i carabinieri a intervenire.

Nemmeno denuncia e processo fermano le minacce

L’uomo, secondo quanto ricostruito nei tre gradi di giudizio, ha continuato a minacciare la ragazza anche dopo la denuncia. Ma il processo ha portato a far emergere accuse pesantissime nei confronti del 41enne. Che la Cassazione ha confermato nei giorni scorsi stabilendo la pena in 6 anni di carcere per maltrattamenti in famiglia, lesioni personali aggravate e la deformazione dell'aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso. Il 41enne sta scontando la condanna nel carcere di Frosinone.

L’avvocato ha annunciato ricorso alla Corte Europea per i diritti dell’uomo.

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