L'ultima trovata della criminalità organizzata è un cellulare. Un micro telefonino, grande come un accendino, che gli appartenenti ai clan usano dall'interno del carcere, per comunicare le proprie direttive a chi si trova all'esterno e opera per conto loro.
Il sistema ideato dai criminali è molto ingegnoso. Chi esce dal penitenziario, grazie a un permesso o per aver guadagnato la semilibertà, acquista il cellulare, per 35 euro. Il telefonino viene poi munito di scheda telefonica, con numero intestato a stranieri, che non sanno di essere titolari dell'utenza mobile. Per introdurlo all'interno del carcere, senza insospettire gli agenti ci sono diversi modi, secondo quanto racconta il Corriere della Sera. Normalmente, il detenuto si fa scavare la suola della scarpa, vi nasconde il cellulare e poi la incolla nuovamente, così da farla risultare intatta. Ma c'è anche chi lo nasconde nelle parti intime, come fosse una supposta, e chi lo inserisce nel pacco da inviare ai carcerati, contenente vettovaglie e indumenti.
Ma queste strategie non sarebbero sufficienti, se il cellulare fosse rilevabile dai metal detector. Ma il mini telefono è talmente piccolo e essenziale da essere composto da tantissima plastica e pochissimo materiale ferroso: tastiera numerica, tasto di accensione e spegnimento e un piccolo schermo. Niente di più.
All'interno del carcere, è facile
scambiarsi il micro telefono, che viene rivenduto a 150 euro e che sfugge ai controlli interni degli agenti. Nel corso di alcune perquisizioni, sono stati scoperti i telefonini utilizzati dai criminali, per comunicare all'esterno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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