A un mese dalla morte di Seid Visin, la giovane promessa del Milan che si è tolto la vita nella sua casa di Nocera Inferiore, il padre è tornato a parlare con una lunga intervista al Corriere della sera. "Io e mia moglie abbiamo deciso che daremo voce al pensiero di Seid, porteremo avanti la sua lotta contro il razzismo e contro ogni tipo di discriminazione", ha detto Walter Visin annunciando che la lettera scritta dal figlio nel 2019 verrà letta nelle scuole, alle conferenze e in ogni appuntamento in cui verranno chiamati per la sensibilizzazione dei giovani.
Quando lo scorso giugno si è diffusa la notizia della morte di Seid, in tanti hanno strumentalizzato politicamente l'accaduto per narrare di un'Italia razzista e intollerante. Venne omesso che la lettera non era recente ma risaliva a due anni prima ed era stato il padre del ragazzo a mettere un freno. "Il gesto estremo di Seid non deriva da episodi di razzismo", disse un mese fa Walter Visin all'emittente Telenuova.
Definì "sciacallaggi e speculazioni" i tentativi di utilizzo politico della morte del figlio e dopo il funerale difese la comunità in cui Seid era voluto tornare per dedicarsi esclusivamente allo studio, allontanandosi dal mondo del calcio: "Qui era benvoluto da tutti, la chiesa oggi era piena di famiglie in lacrime". Sia lui che la moglie un mese fa erano convinti che fossero altri i problemi del ragazzo: "Era un ragazzo tormentato, con molti problemi. Ma il razzismo non c’entra con il suicidio. Quella lettera era uno sfogo superato"
Nell'ultimo mese Walter Visin ha, però, cambiato idea. Ha letto il tablet del figlio insieme alla moglie, ha ripercorso gli ultimi mesi di vita di Seid e alcuni episodi lo hanno portato a convincersi che, a differenza di quanto pensava, il razzismo ha influito nella decisione di Seid di togliersi la vita. "In quei giorni eravamo scioccati, confusi. Mia moglie lo ha trovato in quelle condizioni... Una cosa devastante. Abbiamo alzato dei muri per difenderci dal dolore e per respingere un assalto mediatico", ha detto il padre del ragazzo al Corsera.
Quindi ha aggiunto, con ferma convinzione: "Il razzismo ha contato nella vita e nella morte di nostro figlio. Seid era un ragazzo che aveva dei cassetti segreti chiusi nella sua mente, c’erano dentro dispiaceri e abusi subiti in Etiopia da piccolo, contenevano tutte le sue fragilità. Questo ha certamente contato nella sua decisione di togliersi la vita. Ma in quella decisione c’è anche il razzismo che ha vissuto come ragazzo nero qui in Italia".
Tutt'oggi Walter Visin etichetta come goliardia alcune frasi rivolte al figlio, al quale diceva di non farci caso, che erano solo battute. "Ora so che ogni parola può aprire una ferita. Che erano ferite anche le parole di qualche nostro parente disoccupato che diceva: 'Vengono qui e ci rubano il lavoro'", ha proseguito il padre di Seid, che si addossa parte della responsabilità: "Anch’io ho sbagliato a sdrammatizzare".
L'uomo ha raccontato di quando Seid decise di non lavorare più in un bar della sua cittadina perché un anziano si rifiutò di essere servito da lui e delle volte in cui la Polfer in stazione lo avvicinava per i controlli.
"Siamo arrivati alla conclusione che Seid ci nascondeva la sua sofferenza per il razzismo, per proteggerci", ha concluso Walter Visin, annunciando che a settembre verrà dato il suo nome al campetto di calcio in cui giocava.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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