Ora vogliono ripopolare la Basilicata coi migranti

Dietro il progetto avallato dal presidente Pd della Basilicata si nasconde un'occupazione non autorizzata

Ora vogliono ripopolare la Basilicata coi migranti

Se qualcuno avesse dei dubbi sul fatto che questo esodo epocale di milioni di giovani africani, mediorientali e asiatici in Europa corrisponde ad una strategia deliberata, pianificata e da noi finanziata per promuovere la sostituzione etnica delle popolazioni autoctone con una umanità meticcia omogeneizzata sottomessa al governo della grande finanza speculativa nel contesto di un Nuovo Ordine Mondiale, potrà verificare che ciò si sta realizzando in Basilicata.

Per promuovere sul piano mediatico il lancio di questa operazione eugenetica è stato scelto uno slogan di stampo globalista: «We are the people». I protagonisti sono nell'ordine l'aspirante suicida, cioè i lucani, rappresentati dal presidente della Regione Basilicata Marcello Pittella del Pd, e due benefattori pronti a donarci la dolce morte, il magnate della telefonia mobile egiziano Naguib Sawiris, cristiano di fede mondialista, e Rawya Mansour, imprenditrice islamica nello Sviluppo sostenibile.

A pensarci bene è la scelta ideale. Attualmente la Basilicata è sia la regione tra le meno popolate e tra le più povere d'Italia, sia la regione potenzialmente tra le più ricche d'Europa, non solo e non tanto per i giacimenti petroliferi sfruttati da multinazionali che stanno inquinando l'ambiente e diffondendo i tumori, ma per il suo straordinario patrimonio idrico, ambientale, agricolo e culturale. Con una popolazione di soli 571mila abitanti distribuiti in 131 Comuni, di cui 79 con meno di 3mila abitanti, con il più alto indice di povertà familiare (25,5%, seconda solo alla Calabria), la Basilicata è il territorio che più di altri si presta ad essere ripopolato e valorizzato economicamente.

Una «Regione-Laboratorio». È la definizione data dallo stesso Pittella dopo aver incontrato lo scorso 24 ottobre a Palazzo Chigi Sandro Gozi, Sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega agli Affari Europei, anch'egli del Pd: «La Basilicata si candida a diventare, nella cornice europea dell'emergenza sanitaria, una Regione-Laboratorio per sviluppare un nuovo modello socio-economico di integrazione, in grado di apportare benefici tanto ai lucani in difficoltà, quanto ai migranti provenienti dai Paesi del Mediterraneo». Anche Gozi ha elogiato «We are the people», definendolo «un progetto-pilota da sottoporre come modello italiano all'Unione Europea per dire no ai muri di filo spinato e agli atteggiamenti egoistici, xenofobi e autoritari».

Nella «Dichiarazione comune» sottoscritta lo scorso 3 ottobre a Matera, si legge che l'obiettivo è «di dare vita, in Basilicata, ad un modello innovativo di economia in grado di integrare i flussi di migranti e rifugiati nel tessuto sociale ed economico». Nella conferenza stampa Pittella ha detto con orgoglio: «Con questo accordo scriviamo una pagina importante per l'Europa che deve attuare una strategia più incisiva sulla politica di accoglienza dei rifugiati e dei migranti. L'errore di quanti realizzano muri di cemento armato per tentare di arginare un fenomeno fisiologicamente inarrestabile, può trovare una risposta efficace da parte di piccoli grandi esempi come quello offerto dalla nostra Regione».

Sul fronte dell'opposizione si è mosso il consigliere di Fratelli d'Italia alla Regione Basilicata Gianni Rosa, che denuncia il fatto grave che, pur trattandosi di una scelta programmatica, «We are the people» non è mai stato né presentato né dibattuto in seno al Consiglio regionale. Evidenzia il fatto che i 100 milioni di dollari di investimenti annunciati da Sawiris corrispondono ai proventi della percentuale che la Regione Basilicata percepisce in un anno dall'estrazione del greggio. Ritiene che il tutto si tradurrà nello sfruttamento dei clandestini in attività legate al turismo o all'agricoltura. È convinto che si tratti di una strategia pilotata da Gianni Pittella, il fratello di Marcello, anch'egli del Pd e possibile prossimo presidente del Parlamento Europeo.

Il mio augurio è che i lucani insorgano contro questa condanna a morte della loro comunità, dicendo «no» alla strategia globalista «We are the people»,

rivendicando il proprio inalienabile diritto a salvaguardare se stessi affermando «Prima i lucani». E insieme ai lucani dobbiamo insorgere tutti noi italiani, nella consapevolezza che dopo toccherà a tutti noi.

magdicristianoallam.it

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