"Paghiamo noi": i nostri soldi in favore della famiglia Turra

Il fondo salva-agenti nato dalle donazioni dei nostri lettori sarà usato per aiutare la famiglia dell'agente morto a Ventimiglia

"Paghiamo noi": i nostri soldi in favore della famiglia Turra

Saranno destinati a Diego Turra, il poliziotto di 53 anni morto sabato a Ventimiglia per un malore nel corso degli scontri con i «no borders», parte dei fondi raccolti qualche anno fa dal Giornale per sostenere le forze dell'ordine. Il nostro quotidiano lanciò infatti nel novembre del 2012 una sottoscrizione tra i suoi lettori per raccogliere soldi da destinare in favore delle forze dell'ordine che nel corso di gravi scontri provocati dai «No global» in una manifestazione a Roma subirono danni fisici o si ritrovarono sotto inchiesta con la necessità di pagarsi l'avvocato da soli.

A dare l'esempio furono allora il nostro direttore Alessandro Sallusti e Vittorio Feltri (ma anche altri colleghi dettero il loro contributo), che furono i primi a versare dei soldi per l'iniziativa ribattezzata «Paghiamo Noi», che portò, dopo alcune settimane di donazioni piccole e grandi (pubblicammo su queste pagine i nomi di tutti i lettori generosi) a raccogliere una somma decisamente ingente: 579.215,77 euro.

Nelle settimane successive il «Giornale» tenne informati i suoi lettori sull'impiego di quel denaro. Un'apposita commissione tuttora attiva valutò i singoli casi e stabilì quanto destinare alle varie situazioni. Il primo assegno, di 15mila euro, fu staccato in favore di Alfio Paradiso, per consentire all'agente, rinviato a giudizio in seguito a presunti abusi da lui compiuti nel corso degli scontri avvenuti il 14 novembre 2012 a Roma, di pagarsi l'avvocato. Un contributo di 10mila euro fu invece destinato a Giuseppe Giangrande, il carabiniere che il 28 aprile fu ferito gravemente da tale Luigi preti mentre era in servizio di ordine pubblico davanti a Palazzo Chigi nel giorno del giuramento del governo Letta davanti al presidente della Repubblica. In quell'occasione fu ferito anche - ma meno gravemente - il collega Francesco Negri, a cui destinammo un contributo di 5mila euro.

I soldi rimanenti sono finiti in un fondo da cui abbiamo «pescato» di volta in volta per aiutare esponenti delle forze dell'rdine feriti in

servizio o ingiustamente accusati. Da questo fondo preleveremo un contributo particolarmente generoso per la famiglia di Turra: soldi che non serviranno ad asciugare le loro lacrime, ma almeno a far ripartire la loro vita.

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