Pannolino, culla, biberon: arriva il papà-mamma

Studia tutto quello che c'è da fare e sapere prima, durante e dopo il parto. Ma siamo sicuri di volerlo?

Pannolino, culla, biberon: arriva il papà-mamma

All'inizio del libro c'è una citazione dello psicologo Léo J. Burke: «Le persone che dicono di dormire come un bambino, di solito non ne hanno uno». Però i lettori del Papà debuttante non ne fanno davvero tesoro: pensano che sia solo un po' di cinismo autocompiaciuto, una boutade, insomma. Perché la filosofia del libro di Lionel Paillès (giornalista, padre di due figli) e di Benoît Le Goëdec (ostetrico, padre di cinque figli) è l'opposto: è quella del padre-mamma, e non mamma qualunque, ma del genere superpreparato, che frequenta i corsi pre-parto solo per dare filo da torcere alle ostetriche, che sa tutto sulle contrazioni, come e quanto attaccare il figlio al seno, quale materasso scegliere per la culletta, quale passeggino acquistare, come preparare le pappe in modo che siano bio-eco-nutrizional-compatibili.

Però, ecco, questi sono i papà, nuovi papà, figure dell'immaginario e non solo, perché Il papà debuttante in Francia è un bestseller da sette edizioni di fila e centomila copie (ora è pubblicato in Italia da Vallardi), «il libro che risponde alle domande di oggi», che non sono: «A che ora c'è il derby domani?» oppure «Vado all'asta del Fantacalcio, mi lasci qualcosa da mangiare?» due giorni dopo essere tornati a casa col neonato dall'ospedale, sono questioni di tutt'altro tenore, come «mia moglie è incinta, può prendere l'aereo?», o «a che cosa sono dovuti i continui sbalzi d'umore della mia adorata?» (si capisce che nessun maschio vero abbia potuto mai concepire una domanda così posta, ma l'editing del libro sarà stato fatto da una donna col senso dell'umorismo).

Sono padri che esistono solo nelle librerie, quando comprano questo manuale con «220 risposte a piccoli e grandi dubbi», dal tasso di fetore della cacca al tipo di pannolini da usare, dalla spremuta d'arancia contro il raffreddore (a un neonato?) al cronometro per misurare la distanza fra una contrazione e l'altra, per calcolare il momento giusto in cui portare la compagna in ospedale. Padri, si capisce, che non chiedono all'ostetrica di spostarsi un pochino perché rovina l'angolazione delle riprese in sala parto, che non si spazientiscono quando lei gli urla di tutto, che sperimentano gioie «che solo i papà possono conoscere», del tipo: «La prima notte senza mamma, quando ci coccoliamo fino allo sfinimento e ci concediamo di andare a dormire alle 22», senza nemmeno telefonare cinque volte per sapere, nell'ordine: dove fosse il biberon, dove fosse il latte, dove fosse il ciuccio, se bisognasse mettere il biscotto nel latte, ma dove sono i biscotti? E poi, alla domanda della madre lontana (si fa per dire): che pigiama gli hai messo?, la risposta trasecolata: perché, andava cambiato?.

No, i padri debuttanti si vogliono informare, preparare, magari non ci riusciranno ma per i più esigenti c'è anche «l'angolo del saputello», che addirittura consiglierà alla neomamma di «non usare sistematicamente i proteggi-capezzolo in silicone», non utilizzerà un banale e comodo sterilizzatore bensì bollirà economicamente e pazientemente a ogni poppata tutto il necessario e, qualche giorno dopo l'arrivo del bebè, all'ora precisa della sua nascita ostenterà l'orologio e ricorderà alla sua «cara» che quello è stato il momento clou. Insomma una serie di amenità terrificanti che fanno snasare a chilometri di distanza il pericolo di avere a che fare con un maschio del genere, prima e figuriamoci durante o - ancora peggio - dopo il parto.

Però la paternità ormai è un «tema», una questione da analizzare, una esperienza non da vivere ma da prepararsi a vivere, e i libri scritti da padri vanno forte, per esempio in Germania è un successo quello di Jan Weiler, L'animale adolescente , che poi sarebbe sua figlia Carla, di anni quattordici.

Weiler è un po' meno esperto dei papà debuttanti, molto meno politicamente corretto (controlla le amicizie della figlia su facebook e addirittura chatta con loro), molto più simpatico e goffo e normale. Soprattutto, anziché fissare romanticamente il buio nelle notti insonni, dà a tutti i genitori una speranza: «Dall'adolescenza si può guarire». Da certi padri-mamme forse no.

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