Gli ritirano la patente perché gay, la Cassazione dispone maxi-risarcimento

La Corte d'appello di Palermo che dovrà riquantificare, al rialzo, il risarcimento di 20 mila euro accordato al giovane ragazzo, cui il ministero dei Trasporti e quello della Difesa sono stati condannati nel 2010

Gli ritirano la patente perché gay, la Cassazione dispone maxi-risarcimento

Un maxi risarcimento per le vittime di omofobia. Lo ha stabilito la corte di Cassazione che, con la sentenza 1126 della Terza sezione civile, depositata oggi, ha accolto il ricorso di Danilo Giuffrida, 34enne catanese vittima di un "vero e proprio comportamento di omofobia". Piazza Cavour ha disposto un nuovo giudizio davanti alla Corte d'appello di Palermo che dovrà riquantificare, al rialzo, il risarcimento di 20 mila euro accordato al giovane ragazzo in appello per violazione della privacy e discriminazione sessuale, cui il ministero dei Trasporti e quello della Difesa sono stati condannati nel 2010.

Nel 2001 il giovane, Danilo Giuffrida, all'epoca ventenne, si era sottoposto alla visita medica di leva all'ospedale militare di Augusta, e lì aveva dichiarato di essere omosessuale. Era stato esonerato dal servizio e qualche mese dopo la motorizzazione civile di Catania gli aveva notificato il provvedimento di revisione della patente di guida, richiedendo una nuova visita medica di idoneità. Il provvedimento era stato disposto per effetto della comunicazione dell'ospedale militare per verificare l'esistenza dei requisiti psico-fisici alla guida. Il ragazzo si rivolse quindi al tribunale chiedendo un risarcimento di mezzo milione di euro. Il giudice di primo grado aveva accolto l'istanza, disponendo però un risarcimento più basso, di 100 mila euro.

Nel caso in questione, poi, la Suprema Corte ha osservato che: "nonostante il malaccorto tentativo della Corte territoriale di edulcorare la gravità del fatto, riconducendola ad aspetti soltanto endo-amministrativi, non pare revocabile in dubbio che la parte lesa sia stata vittima di un vero e proprio (oltre che intollerabilmente reiterato) comportamento di omofobia". La "gravità dell'offesa", hanno spiegato ancora gli ermellini, "appare predicabile con assoluta certezza". A scanso di equivoci, piazza Cavour ha bollato come "contraddittoria" la motivazione d'appello "quanto alla pretesa e silente circoscrivibilità dell'effetto espansivo del danno nella parte in cui la riconduce alla sola conoscenza (e alla presunta quanto indimostrata discrezione) dei soggetti pubblici che, dapprima all'ospedale militare, poi in seno alla commissione per la motorizzazione, si erano occupati del caso".

E, art. 2 della Costituzione alla mano, ha ricordato "il diritto costituzionalmente tutelato alla libera espressione della propria identità sessuale quale essenziale forma di realizzazione della propria personalità."

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