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Pd in ginocchio dalle sardine. Ma riceve solo porte in faccia

Pd in ginocchio dalle sardine. Ma riceve solo porte in faccia

La gauche italiana, si sa, è molto emotiva. Basta un nonnulla perché si emozioni. Qualcuno che srotola un lenzuolo contro Salvini, qualcun altro che intona una mezza strofa di Bella Ciao, una bandiera rossa consunta rianimata da un alito di vento e tutto quello che sta alla sinistra del centro si agita e si anima. Figuriamoci la gioia, incontenibile e scomposta, di fronte al popolo delle sardine. Cioè quei dodicimila ragazzi scesi in piazza a Bologna per contestare Matteo Salvini. E già è singolare che la cosa più di sinistra accaduta in Italia negli ultimi anni sia un evento contro qualcuno e non a favore di qualcosa. Le sardine, infatti, hanno l'antitesi ma si sono dimenticate di presentare la loro tesi. Sanno perfettamente quello che non vogliono, ma hanno le idee confuse su quello che vorrebbero. Ma tanto è bastato per mandare in visibilio tutto il mondo radical chic, quelli che amano tantissimo vedere gli altri in piazza dalle finestre delle loro centralissime case.

Il Pd estasiato, come di fronte a una apparizione mariana, ha provato subito a metterci il cappello sopra. Sui social e sui giornali l'intellighenzia si è sdilinquita in agiografie degli organizzatori intrise di melassa buonista. «È cambiato il vento» mormorano i dem. Come se Bologna e una piazza - con tutto il rispetto per i bolognesi e per quella piazza - fossero rappresentative dell'Italia intera.

Una ubriacatura collettiva per i ragazzi emiliani. D'altronde, leggendo le loro biografie, sembrano il prodotto in laboratorio di qualche scienziato boldriniano. «Impegnati nel sociale, attenti all'ambiente, viaggiatori in bici, doppia laurea, amici di una vita» scrive Repubblica con un fremito di emozione. Sottolineiamo «Viaggiatori in bici», perché se avessero usato l'auto o lo scooter sarebbero stati automaticamente degli sporchi fascisti salviniani. Una lunga carrellata di cliché sinistri, è il capodanno del luogocomunismo: dall'esterofilia all'ambientalismo, dal buonismo all'immancabile mito della Resistenza. C'è il laureato che ha girato il mondo e ha scritto una tesi sull'ambiente e ora «accompagna i cicloturisti in giro per l'Europa». C'è l'esule che dopo la vittoria del centrodestra in Umbria ha «sentito l'urgenza» di scendere in piazza a Bologna. Ci sono tutti gli stereotipi, tenuti insieme da un minimo comun denominatore: l'odio per Salvini. Ma le idee? I progetti? Giulia Trappoloni non ha dubbi: «L'antifascismo è una linea invalicabile». Nessuno deve aver avvisato la signorina che il fascismo è finito più o meno 74 anni fa.

Se questa è la sinistra del futuro - sempre con la testa nel passato - a destra possono dormire sonni tranquilli.

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