Piccoli cedimenti, certo. Ma per molti versi termometro di un trend che di qui ai prossimi mesi è necessariamente destinato a cambiare. Per forza di cose e per le regole non scritte della politica e della comunicazione. Fino ad oggi, infatti, Matteo Salvini è riuscito nel miracolo di farsi percepire contemporaneamente come uomo di governo, ministro dell'Interno rigoroso su temi chiave come sicurezza e immigrazione, e uomo di opposizione, sempre pronte a rintuzzare il M5s sui dossier economici più caldi. Ed è soprattutto grazie a questo prodigio politico e comunicativo che, stando a tutti i sondaggi, in un solo anno la Lega ha ribaltato il risultato delle ultime elezioni passando dal 17,3% dello scorso 4 marzo a un consenso che oggi si aggira intorno al 30%. Un balzo che in tempi così brevi non ha precedenti nella storia della politica italiana. Gli stessi sondaggi che celebrano il successo indiscusso di Salvini, però, negli ultimi giorni iniziano a registrare qualche smottamento. Con la Lega che per la prima volta perde per strada qualche punto. Niente di preoccupante, ci mancherebbe. Anche perché superata la soglia del 30% una contrazione è del tutto fisiologica. La registra Tecné, che tra il 21 marzo e il 4 aprile vede il Carroccio scendere dal 33 al 31,6%. E pure secondo Youtrend nell'ultima settimana la Lega ha perso quasi un punto (-0,9) scendendo al 32,3%. Un trend confermato anche da Euromedia di Alessandra Ghisleri che segna un -1,8% (da 33,2 a 31,4%). Rilevazioni sostanzialmente univoche, dunque. Con il M5s che dalla sua è per la prima volta in crescita. Secondo Tecné, dal 18,8% del 21 marzo è salito al 21,2% del 4 aprile.
Movimenti minimi, ma che possono essere il termometro di un cedimento che prima o poi è destinato ad arrivare. Tra l'elettorato del centrodestra, infatti, è forte la percezione negativa dell'azione di governo ma in pochi la associano a Salvini, che pure di questo esecutivo è uno dei due leader indiscussi. «Se chiedi in giro - spiega il deputato azzurro Enrico Costa - gli stessi che criticano il governo ti dicono poi candidamente che votano Salvini». Anche se, aggiunge l'ex ministro, «ho la sensazione che questa curiosa dissociazione tra le malefatte dell'esecutivo e la Lega si vada indebolendo».
In verità, l'impressione è che nonostante i primi segnali negativi dei sondaggi, Salvini abbia ancora ampi margini di manovra. Che sono però destinati a restringersi di molto dopo le Europee, soprattutto se - come è possibile - il M5s dovesse scendere sotto la soglia psicologica del 20%. In quel caso, infatti, la percezione di un governo a trazione M5s si andrebbe di molto affievolendo. Per non parlare dell'eventualità in cui i Cinque stelle decidessero di sacrificare Luigi Di Maio sull'altare della sconfitta alle Europee. A quel punto non basterebbe tutta la capacità politica e comunicativa di Salvini per sganciarsi dai guai dell'esecutivo e dalla crisi economica sempre più imminente. Tutte cose che il leader della Lega sa benissimo, tanto che non esclude affatto un ritorno alle urne prima che si metta mano alla prossima legge di bilancio che rischia di essere lacrime e sangue e, dunque, niente affatto popolare.
Non è un caso che negli ultimi giorni la Lega sia tornata a premere sull'acceleratore per portare a casa l'autonomia differenziata prevista dall'articolo 116 della Costituzione, storico cavallo di battaglia del Carroccio.
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