Cronache

Prato, sfrattato dalla Curia si suicida nel cortile della chiesa

Un indigente italiano di 65 anni si è impiccato nel cortile di quella chiesa che lo aveva lasciato senza casa

Prato, sfrattato dalla Curia si suicida nel cortile della chiesa

Sfrattato dalla chiesa che gli aveva dato alloggio. Si è ritrovato senza un tetto sotto cui dormire e l'uomo, un indigente italiano di 65 anni, si è ucciso. Si è impiccato nel cortile di quella chiesa che lo aveva lasciato senza casa.

La diocesi gli aveva offerto rifugio da 4 anni. Ma ora la curia aveva bisogno di ristrutturare lo stabile e quindi ha chiesto all'uomo di lasciare l'alloggio. "Era una persona accolta e aiutata per lungo tempo dalla Diocesi - spiega il vicario monsignor Nedo Mannucci -. Purtroppo con lui non riuscivamo a trovare una soluzione condivisa per una nuova e diversa sistemazione alloggiativa. Nessuno, ovviamente, avrebbe immaginato un epilogo del genere". "Accanto alla pietà e al dolore ora - aggiunge - è il momento della preghiera".

Prima di togliersi la vita, il 65enne ha lasciato affissa ad una parete della casa una lettera di un legale che per conto della parrocchia gli chiedeva di lasciare i locali entro 5 giorni. "L'accordo in base al quale era stato ospitato prevedeva che potesse restare nell'alloggio solo per un anno, mentre ne erano passati di più".

Nella lettera raccomandata inviata dal legale, che risale al 15 novembre, la curia chiedeva all'uomo di lasciare liberi i locali e ipotizzava la possibilità di rivolgersi all'autorità giudiziaria se l'uomo non se ne fosse andato. "Ma l'intento del vescovo - aggiunge il vicario - e di tutti gli interessati era comunque quello di non passare direttamente alle vie legali senza prima aver tentato una mediazione".

Le forze poilitiche di centrodestra sono andate all'attacco, ricordando come sempre più spesso si dà priorità agli immigrati piuttosto che agli italiani: "Una morte che si poteva evitare - dice la Lega nord - L'uomo è stato messo materialmente alla porta da chi, in realtà, dovrebbe dedicarsi quotidianamente ad aiutare, con continuità e non a tempo determinato, chi versa in palesi condizioni di estremo disagio".

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