Processo al sovranismo tedesco

La sentenza della Corte costituzionale tedesca sul "bazooka" della Bce, quello attivato per la prima volta da Mario Draghi nel 2015, sembra, in punto di diritto, una sorta di compromesso

Processo al sovranismo tedesco

La sentenza della Corte costituzionale tedesca sul «bazooka» della Bce, quello attivato per la prima volta da Mario Draghi nel 2015, sembra, in punto di diritto, una sorta di compromesso. Non condanno, ma neppure assolvo. Qualcosa di simile al lavarsi le mani di Pilato. Non è così. È una lettera all'Europa, e alla signora Merkel, piena di messaggi politici.

Cosa dice la Corte? L'acquisto di titoli di Stato per tutelare il debito pubblico dei singoli Paesi dalle speculazioni finanziarie è fino ad ora legittimo. Non si va a scomodare il passato. Ci si mette una pietra sopra, come una sorta di condono. Non pensiamoci più. A questo punto uno potrebbe tirare un bel sospiro di sollievo. La Banca centrale europea può continuare a fare il suo santo lavoro, soprattutto adesso che il virus sta scarnificando l'economia reale dell'Europa e del mondo. Il «Quantitative Easing» non è fuorilegge neppure per i tedeschi. Bene. L'Italia, come si sa, è nel mirino. La Bce sta comprando a occhi chiusi i nostri titoli. Senza il suo intervento saremmo nudi. Il paracadute, insomma, resterebbe.

Troppo facile. I giudici tedeschi, che in questo caso non stanno a Berlino ma a Karlsruhe, non vogliono passare per ingenui. Il passato è passato, ma il futuro è in bilico. La Bce ha tre mesi di tempo per chiarire senza trucchi quello che sta facendo. Il problema è dimostrare che il paracadute sia proporzionale. L'Italia, per esempio, pesa per il 15,6 per cento nel capitale della Bce, ma gli acquisti dei suoi titoli superano il 30 per cento. È da qui che nasce la domanda: non è che state finanziando il deficit italiano? È un'allerta. I tedeschi non vogliono che la Bce faccia altri debiti a favore degli italiani. Quelli, sostengono, già stanno fuori dalle regole, così continuate a viziarli. È, insomma, il vecchio discorso che divide l'Europa. Noi non ci fidiamo dei tedeschi, degli olandesi, degli svedesi e loro non si fidano degli «spendaccioni» del Sud. Da questo nodo non si esce.

La Germania avverte e mette sul tavolo delle trattative del Mes e del Recovery fund una sorta di ricatto, dicendo: ci dispiace, vorremmo tanto aiutarvi, ma non possiamo rinnegare la Costituzione. La solidarietà trova un limite nella legge, non una qualsiasi, ma la grundnorm. Trattiamo, la bontà ha un costo. Il guaio è che tutto questo rischia di fare saltare l'Unione Europea.

Lo sanno bene i vertici della Ue. La Commissione infatti si è mossa subito, con un messaggio che punta a ridimensionare il ruolo dei giudici costituzionali tedeschi. Chi conta di più? «Le sentenze della Corte europea di giustizia sono vincolanti per tutte le corti nazionali». La sentenza europea sul «Quantitative Easing» c'è e dice che la Bce è indipendente. La sua politica economica non deve rendere conto a nessuno. Il concetto è chiaro: Europa über alles. Poi, però, bisogna spiegarlo ai tedeschi.

È chiaro che qui si aprono scenari incerti e insidiosi. È uno scontro muso a muso tra la Ue e il capobranco. Chi ha la forza di sfidarlo? Cosa resta dell'Europa se questo scontro diventa feroce? E l'Italia in questo gioco che ruolo ha? Sottomettersi, mostrare i denti o cercare un compromesso? Lo vedremo nel prossimo futuro. Di certo c'è che la sentenza della corte tedesca è la manifestazione di un «sovranismo teutonico». Carlo Cottarelli lo definisce un attacco che punta a delegittimare la Corte europea. «Sarà piaciuto molto a chi vuole un'Europa divisa». Un ruolo importante ora spetta alla Merkel, che dovrà mediare. Non è facile.

La cancelliera prima sostiene che serve una risposta globale alla pandemia, poi però, parlando con gli uomini del suo partito, lascia da parte la retorica e dice: «La sentenza della Corte mette a nudo tutti i limiti della Bce». La Germania prima di tutto.

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