Proporzionale salvifico

Ventitré anni dopo il 1993, dunque, quasi tutti i partiti politici sembrano muoversi come se il campo da gioco fosse già quello del proporzionale

Proporzionale salvifico

Sono ventidue anni che siamo abituati a ragionare seguendo il modello bipolare, con centrodestra e centrosinistra coalizzati l'uno contro l'altro e pronti a contendersi le diverse tornate elettorali. L'arrivo dei Cinque stelle ha sparigliato lo schema solo in parte, perché il sistema è sì diventato tripolare ma l'esigenza di aggregarsi sia a destra che a sinistra è rimasta. D'altra parte, questo prevede l'Italicum, la legge elettorale della Camera che attribuisce il premio di maggioranza alla lista con più voti e non alla coalizione. Così, a un primo sguardo, potrebbe apparire surreale lo scenario di queste ultime settimane con le diverse forze politiche in campo che sembrano muoversi esattamente secondo la logica opposta. E cioè quella del proporzionale: ognuno per sé, come nella prima Repubblica.

Non è frutto del caso, né tantomeno di un errore di calcolo. Ma più semplicemente è il termometro del fatto che tutti o quasi danno ormai per morto l'Italicum, fortemente voluto da Matteo Renzi e che ora rischia di passare alla storia per il triste primato di andare in pensione dopo un solo anno di vita (fu approvata nel maggio del 2015) e senza avere mai affrontato la prova del voto. Che venga archiviato è pressoché certo se il 4 dicembre dovessero prevalere i «no», ma anche in caso di una vittoria del fronte del «sì» l'ipotesi che si rimetta mano al sistema di voto pare essere la più gettonata. E il proporzionale - al momento in vigore per il Senato grazie il Consultellum - sembra essere il sistema che riscuote più consensi. Stranamente anche quello dei Cinque stelle, visto che Beppe Grillo ha sempre messo sul tavolo il proporzionale - confermato anche dalla consultazione on line fatta tra gli iscritti - quando Renzi l'ha invitato a confrontarsi sul sistema di voto. Anche se, va detto, a oggi sono proprio i grillini quelli che più hanno da guadagnare dall'Italicum renziano, una legge elettorale che sembra essere scritta per portarli a Palazzo Chigi.

Ventitré anni dopo il 1993, dunque, quasi tutti i partiti politici sembrano muoversi come se il campo da gioco fosse già quello del proporzionale.

Da Berlusconi che spinge Matteo Salvini verso destra, allo stesso leader della Lega che a parole si immagina candidato premier di una coalizione che probabilmente non ci sarà mai ma nei fatti investe sul populismo, fino a Renzi che fa di tutto per mettere in un angolo la minoranza del Pd.

Anche il centro si muove secondo questa logica, come conferma Stefano Parisi che ieri ha battezzato un altro partito che pesca nell'area moderata. Che poi è lo stesso schema per cui in molti stanno chiedendo le primarie: quello di giocare per sé e non per una coalizione o un'area politica.

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