Sulle donne un atto di guerra: è stato terrorismo "culturale"

Nelle piazze europee in scena un rito invasivo e programmato, peggiore delle bombe. Firmato da chi si riconosce in un messaggio religioso putrido

Sulle donne un atto di guerra: è stato terrorismo "culturale"

Terrorismo, non c'è altro nome. Come l'11 settembre di New York, come il Bardo di Tunisi e il Bataclan di Parigi. Come si fa a essere così ciechi da non vedere e non capire? Sono stati atti di guerra contro le donne europee, intese come una razza odiosa e da distruggere, come i nazisti colpivano gli inermi ma soprattutto gli ebrei, per impossessarsi del mondo. Quello che è accaduto non può essere ridotto a fatto di polizia. O a semplice espressione di una cultura che considera le donne come esseri inferiori. Questo accade da sempre, nei Paesi islamici, certo, ma anche dalle nostre parti, lo sanno bene le donne. Qui c'è altro. La concentrazione in pochi minuti, in luoghi simmetrici e distanti, dei medesimi atti compiuti da migliaia di persone ci dice che siamo davanti a una specie di messa di mezzanotte all'incontrario. Un rito liturgico invasivo, programmato, ordito e reso operativo con un tam tam senza bisogno di troppi proclami o fatwe, un passaparola accettato non da pochi esaltati, ma da tanti che si riconoscono in un messaggio religioso putrido e però per loro purificatore. Si rifletta: contemporaneamente, allo scoccare dell'ora liturgica dell'anno nuovo, in tanti si sono mossi a gruppi, cercando e trovando prede indifese: non è stata la semplice tracimazione di una cultura infame, c'è qualcosa di geometricamente e militarmente mistico e volgare insieme. Costoro sono stati mandati a compiere un gesto di presa di possesso delle carni femminili dandogli un significato religioso, come una punizione redentrice di se stessi.Non li sconfiggeremo mettendo reggiseni nei nostri cannoni. Sarà una lotta lunga. Per vincere, per restare libere, dobbiamo credere certo nella libertà di mettersi i reggiseni sexy, ma anche in qualcosa di persino più bello ancora, in un tepore di vita buona, dove la donna è quella cosa magnifica di cui ci si innamora e la si adora.Le aggressioni di Colonia - e di Helsinki, Zurigo, Salisburgo, Düsseldorf eccetera - riguardano certo le singole ragazze umiliate e violentate. Ciascuna di esse con un nome, un dolore personalissimo e unico. Non fa differenza, per le conseguenze individuali incancellabili, essere straziate da una mano e da un fiato islamico o cattolico o ateo. Non è più grave lo stupro di un arabo rispetto a quello perpetrato da un italiano. La differenza sta nel significato che a questo gesto hanno attribuito i singoli banditi e coloro che li hanno benedetti. Questi eventi esigono risposte chiare e consapevoli. Siamo davanti a un attacco terroristico di massa, il più grave di tutti perché compiuto non da tre fanatici ma da centinaia di persone convinte che il loro istinto di belve sia sospinto da Dio. Quanto accaduto è amplificazione e traduzione nella «Casa della guerra» (dove vivono gli infedeli) di quanto si pratica nella «casa dell'islam» contro le nigeriane cristiane e le yazide irachene. È una violenza sessuale di dominio e di occupazione. È terrorismo di tipo culturale, persino più spaventoso di quello che nella nostra testa ha preso la forma di bombe o proiettili. Ovvio che l'islam non è così, non dovrebbe essere così. Ma ora abbiamo davanti a noi questo Califfo che è esattamente così, ed è presente tra noi sia con commando dotati di cinture esplosive, sia di moltitudini disponibili a raid violenti. Tanto più che il rischio di essere individuati è stato minimo. Vuoi mettere la bellezza di partecipare a un rito di massa, a una guerra santa dove si occupa un territorio segnandolo con lo sperma come i cani fanno con l'urina?La risposta europea ha ondeggiato, ma ha prevalso di gran lunga quella per cui si è ridotto quanto accaduto a un atto di teppismo. Di massa, certo. Ma casuale, dove il riferimento religioso islamico non è stato assolutamente ritenuto essenziale.

In fondo il teppismo è universale, si dice: non l'ha inventato il Califfo, e neppure l'imam di qualche moschea. Il ratto delle Sabine fatto dai romani, dove lo mettiamo? E le crociate? E le streghe bruciate? Avanti così e ci rivediamo tutti quanti in moschea uno dei prossimi venerdì.Renato Farina

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