Le richieste di asilo in Italia a gennaio 2016 sono aumentate del 41% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente.
A svelarlo sono i dati del Ministero dell'Interno, che illustrano come il nostro Paese sia interessato da una crescita costante almeno da tre anni a questa parte. Nel 2013 le domande presentate furono 26mila; nel 2014 64mila; nel 2015 83mila; nel 2016 123mila. Un flusso ininterrotto, dunque, alimentato quasi interamente dalla rotta del Mediterraneo centrale, che ha continuato ad aumentare nonostante le varie missioni di contrasto al traffico di esseri umani che si sono susseguite nelle acque del Canale di Sicilia.
L'Italia, come più volte ricordato, è penalizzata dalla legislazione europea sul diritto d'asilo che, con il regolamento di Dublino III, impone ai migranti di presentare la domanda di protezione internazionale solo nel primo Stato membro in cui mettono piede. Una norma che si traduce nel blocco di decine di migliaia di persone nei Paesi di primo arrivo come la Grecia (dove infatti sono bloccati oltre 64mila profughi, ndr) e in Italia.
L'effetto per il nostro sistema d'accoglienza è immediato: le domande esaminate dalle Commissioni territoriali per la protezione internazionale sono diminuite dell'11% rispetto al gennaio 2016. Un segnale inequivocabile della difficoltà di fronte a cui le Commissioni si trovano nell'espletare il proprio lavoro.
La maggior parte dei migranti che raggiunge il Paese provengono dalla Nigeria; la percentuale dei minori è di poco inferiore al 10% del totale.
Lo status di rifugiato è stato concesso per il 5% delle domande esaminate, ma è doveroso ricordare come esso non rappresenti l'unica forma di protezione prevista dalle leggi internazionali. Se un migrante non ottiene lo status di rifugiato, in pratica, non significa automaticamente che non sia perseguitato nel Paese d'origine.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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