Vent'anni fa lo scandalo sessuale dello Studio Ovale: il Presidente degli Stati Uniti d'America Bill Clinton colto in flagrante mentre riceveva gratificazioni sotto la cintura da parte della florida stagista Monica Lewinsky. Ne nacque uno scandalo che si concluse con un discorso pubblico di Bill in cui ammetteva di aver mentito non soltanto alla moglie, ma alla nazione intera, cosa che in un Paese protestante è più grave del fatto in sé.
Tutti si chiesero allora quanto avesse dovuto soffrire la povera Hillary. Ma in «Crisis of Character», memoir dell'ex agente del Servizio Segreto Gary J. Byrne, si rivela che fu Monica Lewinsky a patire come capro espiatorio, esposta al pubblico disprezzo come anello debole della catena dei tradimenti seriali presidenziali.
L'agente Byrne sostiene che Bill avesse allora almeno altre due relazioni: con una «receptionist» e con una biondona fatale, Eleanor Mondale (morta nel frattempo), giornalista e figlia di un ex vicepresidente. Byrne ricorda: «Quando arrivava Monica dovevamo spesso metterla sotto chiave perché Bill non aveva ancora finito con Eleanor e lei piangeva disperata».
Viene così in parte colmata una lacuna politica dai riflessi elettorali.
Le femministe degli Stati Uniti invitano le donne a non votare Hillary, accusata di aver ridotto al silenzio le amanti del marito con accordi o minacce per realizzare il suo patto col diavolo: io ti tiro fuori dagli scandali, tu mi porti alla Casa Bianca.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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