Il laboratorio delle Sardine in parrocchia non paga l'affitto

La Onlus Vicini d’Istanti, ospitata nei locali della parrocchia di San Mamolo, finanzia le Sardine con la produzione e la vendita di gadget di pezza

Il laboratorio delle Sardine in parrocchia non paga l'affitto

Non è un momento facile per le Sardine. Ai clamorosi flop delle manifestazioni di piazza a Napoli, ben 3 nelle ultime settimane, e alle "performance" non certo esaltanti da parti dei leader nei dibattiti televisivi, ora si aggiunge un’altra polemica.

Questa volta a finire al centro delle polemiche è la Onlus Vicini d’Istanti, così vicina al movimento dei pesciolini che da tempo è scesa in campo a favore di Santori e del suo gruppo. L’associazione ha deciso di dare il via ad una produzione di migliaia di sardine di pezza che poi sono vendute a simpatizzanti e sostenitori del movimento. Il ricavato sarà destinato a diversi scopi tra cui l’autofinanziamento per coordinare al meglio le sardine sparse per l'Italia.

Qualche mese fa, la presidente del consiglio direttivo Maddalena Papini e i suoi collaboratori hanno dato il via all’operazione coinvolgendo una trentina di persone, tra cui diversi cittadini stranieri. E così, usando tessuti provenienti dall'Africa ha preso il via la produzione dei pupazzetti a forma di sardina.

Come riporta La Verità, sono già stati raccolti un bel po’ di soldi. Sul sito della Onlus si legge che il denaro, oltre ad aiutare il gruppo 6000 sardine ad autofinanziarsi per coordinare al meglio le sardine sparse per l'Italia, servirà a "sostenere il progetto della Caritas diocesana dedicato ai rifugiati "Sportello legale protezioni internazionali e fondo garanzia affitti" e a contribuire al progetto della sartoria Vicini d' Istanti e di altre sartorie sociali”. Gli euro ricavati con la vendita dei pesciolini di tessuto, tolti i costi di produzione, sono stati La Verità , però, sottolinea che in questa storia ci sono alcuni punti poco chiari. Tra questi, ad esempio, vi è quello che riguarda la sede. L'associazione Vicini d'Istanti sarebbe ospitata nei locali dell'ex scuola Bastelli che sono della parrocchia di San Mamolo.

Alla Camera di commercio bolognese risulta che l'associazione sia "estranea ad ogni questione politica, religiosa e razziale". Alcuni fedeli di San Mamolo si sarebbero lamentati di questo con la stampa locale. Andrea Zambrano della Bussola quotidiana ha chiesto al parroco, don Carlo Bondioli, se l'associazione pagasse un affitto. Il prete, dopo aver dichiarato che l'associazione "fa un lavoro fantastico e coerente con gli insegnamenti del Vangelo", si sarebbe rifiutato di rispondere.

Visto che il punto non è stato chiarito, il giornalista de La Verità ha deciso di proseguire nella sua indagine rivolgendosi ai responsabili dell'associazione per avere qualche informazione in più. Questi ultimi avrebbero risposto che "l'Associazione ha un regolare contratto di comodato di immobile con la parrocchia dei Santi Francesco Saverio e Mamolo, nella porzione di edificio dell'ex scuola Bastelli che era in disuso".

Ma vi sarebbe un tema da approfondire. Secondo la Camera di commercio di Bologna, Vicini d'Istanti è una associazione di promozione sociale. Le vendita delle sardine di pezza, effettuata tramite il sito e in piazza 8 agosto a Bologna, sarebbe stata presentata come una "raccolta fondi". Ogni pupazzo veniva venduta a 8 euro, più le spese di spedizione per chi la acquistasse tramite web. Al quotidiano, però, risulta che durante la manifestazione delle sardine a Bologna del 19 gennaio scorso, i pupazzetti siano stati venduti a 10 euro l'uno.

La bancarella che li vendeva avrebbe esposto un cartello con tutti i prezzi. "Maglietta con logo 10 euro, shopper con logo 15 euro, portachiavi tortellino 8 euro, sardina di stoffa 10 euro". A chi ha acquistato il simbolo ittico-politico è stata rilasciata una ricevuta, pubblicata da La Verità, che riporta il prezzo di 10 euro e la dicitura "erogazione liberale". In sostanza, l'acquisto di una sardina di stoffa sarebbe stato registrato come una donazione all'associazione Vicini d'Istanti. Qui sorge qualche domanda di natura fiscale.

Intervistato dal quotidiano, il commercialista Guido Beltrame spiega che "l’erogazione liberale" deve comunque rispettare delle regole. "La normativa prevede alcune circostanze ben specifiche. E non mi sembra che in questo caso siano rispecchiate. In particolare, qui c'è un prezzo prestabilito per la cessione di un bene. Abbiamo una prestazione e una controprestazione in denaro: ecco che ci sono tutti gli elementi per cui la prestazione debba essere assoggettata a Iva", ha dichiarato il commercialista.

"Intendiamoci- ha proseguito Beltrame - non spetta a me fare le verifiche. Ma se l'associazione fosse mia cliente direi che l'acquisto della sardina non può essere considerato erogazione liberale, e consiglierei di agire diversamente per non incorrere in rischi. Anzi, direi che ci sono tutti gli elementi perché questa sia una attività commerciale. Il che significa aprire una partita Iva, emettere scontrini telematici e fattura elettronica e poi provvedere agli adempimenti conseguenti". La Onlus, su questo punto, fa sapere che non tutte le sardine di stoffa sono state vendute a 10 euro in quanto alcuni sostenitori avrebbero versato di meno, altri di più.

Ma la risposta non ha soddisfatto tutti. "C'è una questione di trasparenza economica", ha affermato Galeazzo Bignami, deputato bolognese di Fratelli d'Italia. "Anche a noi è stata esibita la ricevuta in cui è scritto "erogazione liberale", anche se poi in piazza c'era un cartello che indicava il prezzo di acquisto. Il parroco di San Mamolo che ospita l’associazione, poi, ha parlato esplicitamente di vendita.

Ci chiediamo: è tutto a posto? Se un comune cittadino agisse in questo modo, subirebbe controlli? Ricordiamo, per altro, che l' erogazione liberale ha due aspetti: chi vende non paga le tasse e chi acquista potrebbe portare il bene in detrazione, pagando a sua volta meno tasse. Dunque ripeto: è tutto a posto?", ha concluso il deputato.

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