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Scilla, la perla dello stretto di Messina

Scilla, oltre a richiamare persone per la sua storia e per i suoi richiami alle leggende greche e romane, vanta un mare e un borgo antico sensazionali

Scilla, la perla dello stretto di Messina

Le case si arrampicano dalla spiaggia fino alla chiesa e al forte da ogni lato della splendida Scilla. Le onde che si infrangono sulla riva sono le mitiche acque dello stretto di Messina. La cittadina è davvero mozzafiato, una delle più belle che si possano vedere sulle coste italiane.

Il nome Scilla deriva dal greco antico Skylla o Skyllaion, che venne poi tradotto in latino con Scylla. Si pensa voglia dire scoglio.

Secondo la mitologia greca, Scilla era una ninfa marina, che viveva nello Stretto di Messina sulla costa davanti alla rupe dove stava Cariddi. Scilla, la bellissima figlia di Trieno, il dio marino, e di una dea, Crateide, fu trasformata da Circe, gelosa di Glauco che ne era innamorato, in un mostro orribile dalla testa e il corpo di donna che terminava in un’appendice pisciforme da cui sporgevano teste di cani voraci. Nell'Odissea si racconta che Scilla divorò sei compagni di Ulisse.

Le leggende antiche sono legate alla pessima fama delle correnti, rapide e irregolari, e dei venti dello stretto di Messina. Gli antichi diedero praticamente dei nomi ai vortici che si creano nello stretto quando le condizioni atmosferiche peggiorano. Cariddi, colei che risucchia, che si forma davanti alla spiaggia del Faro e Scilla, colei che dilania, che si forma sulla costa calabrese da Alta Fiumara a Punto Pizzo. Questi due vortici, secondo gli studiosi nascono dall'urto delle acque contro Punta Peloro e Punta Torre Cavallo.

Le prime notizie storiche sulla città di Scilla si hanno grazie allo storico e geografo greco Strabone che racconta che nel 493 a.C il tiranno di Reggio, Anassila il giovane, per porre fine alle reiterate razzie perpetrate dei pirati tirreni, strappò Scilla ai nemici e vi costruì un porto e una fortificazione.

Nell'ultimo periodo della civiltà della Magna Grecia la fortezza di Scilla venne chiamata Oppidum Scyllaeum. Fu potenziata dai romani e divenne un efficiente sistema di difesa per i nuovi dominatori. La città ebbe un ruolo importante per fermare i cartaginesi e i loro alleati durante le guerre condotte dai Romani contro i Tarantini sostenuti da Pirro alla fine del secondo secolo. Dopo la conquista della Sicilia da parre dei romani la città perse d'importanza in favore di Messina.

Scilla rimase comunque strategica nel controllo dello stretto e si racconta che venne prescelta da Spartaco per accamparsi in attesa di poter attraversare lo stretto con tutto il suo esercito di schiavi fuggiaschi. Il piano non funzionò per la presenza delle navi della città di Pompei nello stretto.

Durante la fine dell'Impero Romano è San Gerolamo che lascia alcune testimonianze sulla cittadina. Approdando nel 385 a. C. a Scilla durante un viaggio verso Gerusalemme, scrisse nel III libro delle sue opere, della grande esperienza dei marinai scillesi, capaci di fornirgli consigli assai utili per il buon proseguimento della navigazione.

Nel periodo bizantino, tra l'ottavo e il nono secolo, alcuni monaci basiliani fondarono il monastero e la chiesa di San Pancrazio. Gli edifici furono fortificati per volontà di Bisanzio che aveva affidato ai padri basiliani il compito di difesa delle coste dello stretto.

Il paese oggi ha tre nuclei principali. Uno in alto su un pianoro sulla montagna, uno in basso sotto la rocca a ovest , e un terzo dall'altro lato della rocca. Scilla fu distrutta più volte dai terremoti fra il 1783 e il 1908, fu in gran parte ricostruita in modo antisismico

La città oggi è famosa per il turismo e la pesca al pesce spada, che un tempo era condotta con il “lontre”, una speciale barca a remi usata fino agli anni cinquanta, e successivamente con la passerella.

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