Se il benessere ci fa sentire precari

Se il benessere ci fa sentire precari

L'Europa vive ormai da settant'anni in pace ed è prospera. Se confrontiamo il nostro modo di vivere quotidiano con quello dei nostri padri abbiamo l'impressione di un Paese arricchito. Anche a livello mondiale sembra che tutto si stia calmando. Non c'è più la Guerra fredda, la corsa agli armamenti atomici. Sta spegnendosi anche la grande offensiva anti-occidentale del movimento islamista. Il Califfato è stato sconfitto, in Siria è addirittura incominciata la ricostruzione.

Eppure molti provano un senso di inquietudine come ci fosse un fermento sotterraneo. C'è qualcosa che non va nel prospero mondo occidentale. Le economie diventano sempre più ricche, ma aumentano i poveri. Anche in Italia. Ci sono i poveri che vanno a mangiare alle mense della Caritas, ma sono poveri anche quelli che hanno un lavoro mal pagato, che vivono alla giornata. Ci sono i vecchi soli e malati. E famiglie a cui basta una malattia, un licenziamento, per precipitare nella miseria. Una paura che sentono molti membri della piccola borghesia.

La mondializzazione ci sta mostrando il suo volto più amaro. Cresce la concorrenza, tutto viene privatizzato. Ci sono multinazionali che coprono il pianeta, anzi dovremmo chiamarle sovrannazionali. Ogni progresso tecnico espelle lavoratori, riduce i salari e peggiora la qualità. Di qui il bisogno di trovare una protezione nel pubblico, nello Stato nazionale. L'America prima di tutto di Trump, per gli americani significa: diventiamo invincibili, nessuno potrà mai imporci le sue regole. Dobbiamo fare solo il nostro interesse, e con qualsiasi mezzo. Un messaggio brutale ma rassicurante.

Forse molti europei ed anche molti italiani vorrebbero sentirsi alle spalle una Europa unita e uno Stato europeo forte, potente, che ti difende, che non ti angaria con le tasse, che promuove lo sviluppo, che appoggia i tuoi interessi contro i Paesi concorrenti, che limita il potere delle multinazionali, della finanza e che garantisce un

benessere minimo a tutti. Forse siamo giunti alla fine della cultura economica che proponeva privatizzazioni e deregulation. E le tensioni crescenti potrebbero far desiderare, anche a livello internazionale, una nuova regulation.

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