Se in Sicilia chi paga le tasse rischia la gogna

Se in Sicilia chi paga le tasse rischia la gogna

Sono mele marce - anzi arance marce - che rovinano l'immagine della Sicilia. È giunto il momento di condannare con chiarezza questi provocatori che stanno facendo crollare il secolare equilibrio su cui gattopardescamente sopravvive l'isola. Inutile nascondere la testa sotto la sabbia ancora tiepida di Mondello, il problema esiste e va affrontato: questo 9% di ristoratori, questo 14% di baristi e questo 15% di negozianti che si sono messi in mente di pagare la Tari non la può passare liscia.

Nella Regione a statuto speciale anche etica e logica sono speciali, quindi a tutti pare normale quello che sta capitando a Palermo. A chi invece viene dal mondo a statuto ordinario, occorre il Gps per orientarsi nel grottesco. Dunque, capita che a Palermo l'amministrazione Orlando decida di premiare i negozianti in regola con la tassa sui rifiuti dando un bollino da esporre in vetrina. «Io pago la Tari», c'è scritto. Che è un po' come girare col cartello «Io non brucio i gatti con la fiamma ossidrica» o scrivere sul lunotto posteriore «Io non bevo due taniche di grappa prima di guidare». Sarebbe l'ovvio, perché le tasse sarebbero un dovere e l'eccezione dovrebbe essere l'evasione, ma a Palermo no. A Palermo il 70% quando sente parlare di Tari pensa sia un refuso e si tratti del tarì, la moneta borbonica. Ecco perché il bollino diventa quasi un'iniziativa lodevole. Che poi gli esercenti in regola sono più rari dei panda, la spesa in adesivi è pure modica.

Ma nella Regione col senso della vergogna speciale succede anche che il bollino faccia imbestialire. Chi? Il resto degli italiani che si ostina a pagare la Tari altrimenti arriva Equitalia con un nodoso bastone a riscuotere? I lombardi e i veneti che ogni anno hanno un residuo fiscale negativo di 5mila euro? I siciliani perbene che versano ogni centesimo in una Regione che in dieci anni ha evaso 52 miliardi di tasse e passano per minchioni? No, si indigna Confcommercio, ovvero i commercianti stessi. Che gridano allo scandalo per questa «gogna al contrario». Voi premiate quelli che pagano, ma chi ci pensa agli evasori? Sono in difficoltà, la città è sporca, fa caldo, c'è traffico, il Palermo è in B, non fanno più gli arancini di una volta. I morosi hanno tutte le ragioni e voi premiate quei traditori che calano le braghe e pagano? Ma che, si fa così? Si vende l'anima al diavolo e poi magari gli si fa pure lo scontrino? Avanti di questo passo e assumeremo pure quelli col curriculum migliore.

E dunque nella Regione col senso del ridicolo speciale occorre farsene una ragione. Chi paga le tasse non può essere premiato (neppure con un bollino!) per non turbare chi non lo fa.

È un avvertimento: una debolezza capita a tutti, ma se ti ribecchiamo col bollettino in posta fai una brutta fine. È la meritocrazia speciale. L'importante è che poi - se al Nord in 5 milioni vanno a votare per l'autonomia - nessuno parli di egoismo: è solo nausea ordinaria.

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