Altro che «macchina del fango», la nostra inchiesta sulla casa di Montecarlo di proprietà di An svenduta da Fini al cognato Tulliani attraverso società estere fu un grande lavoro svolto sul campo da ottimi giornalisti. Sono passati sei anni e finalmente la verità giornalistica va a coincidere con quella giudiziaria. Ieri sono stati indagati Giancarlo e Sergio Tulliani, fratello e padre della compagna di Gianfranco Fini, e arrestati Amedeo Laboccetta, ex deputato di An, e Francesco Corallo, imprenditore del gioco d'azzardo molto vicino ai Fini.
Quell'estate ci ritrovammo con tutti contro colleghi, mezzibusti, commentatori, politici, procure - mentre giorno dopo giorno dipanavamo quell'intricata matassa. E un motivo c'era: Gianfranco Fini, allora presidente della Camera, teleguidato da Giorgio Napolitano, stava organizzando e guidando il primo blitz per fare cadere il governo di Silvio Berlusconi. Avevano previsto tutto, rischiavano di scivolare su un imprevisto sul quale, come spesso accade nei giornali, anche noi inciampammo in modo casuale: la strana vendita di una casa a Montecarlo, una pista che portava ai paradisi fiscali, l'omertà di Fini e della sua compagna. Se quello scandalo fosse stato ammesso, addio blitz, addio presidenza della Camera.
Ricordo che con Vittorio Feltri non ci davamo pace: ogni giorno riempivamo paginate con prove, documenti e testimonianze che Gian Marco Chiocci, Massimo Malpica e tanti altri cronisti ci sfornavano e al mattino dopo, sui giornali e nei tg, i cattivi eravamo noi: «macchina del fango», «killer di Berlusconi» e cose simili. Rimbalzavamo contro un muro di gomma che raramente ho visto in carriera. Fini era potente, ben protetto dal Quirinale, dai giornaloni e da una magistratura che si era girata dall'altra parte. Personalmente fui «attenzionato» da strani personaggi che ispezionarono nottetempo anche alcune abitazioni che frequentavo in cerca di chissà quali segreti. Pensavano che sapessimo più di quanto stavamo scrivendo, perché quella casa apprendiamo oggi - era solo un tassello di una questione ben più spessa.
Non so se Fini sapesse tutto, certo il suo silenzio è stato complice e vergognoso per uno che era la terza carica dello Stato e che puntava a prendere il posto di Berlusconi. Non pretendiamo scuse che da certi uomini non arriveranno mai, ma adesso zitti tutti e rispetto. La «macchina del fango» siete stati tutti voi.
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