Roma - «Ce la giriamo sempre come ci pare e alla fine, si trova sempre una scappatoia. Intanto, il sindaco è nudo!» dice Enrico Montesano, citando la fiaba di Hans Christian Andersen I vestiti nuovi dell'imperatore . È un fiume in piena, il comico romano classe 1945, che di recente ha conquistato il pubblico televisivo con lo spettacolo teatrale C'è qualche cosa in te , trasmesso in prima serata da RaiUno il 21 agosto. Uno share del 12,58%, mentre le città erano deserte e Roma, la sua Roma, è diventata un casus belli internazionale: degrado, sporcizia, Mafia capitale, funerali rom alla maniera del «Padrino», sindaco latitante ai Caraibi… «Roma è la metafora del nostro Paese: è inutile che facciamo gli struzzi, abbiamo istituzionalizzato il malaffare», commenta il comico, che a novembre si racconterà nell'autobiografia Confesso. Vita semiseria di un comico malinconico , per i tipi di Piemme editore. A Natale, poi, dovrebbe tornare al Sistina con il classico Il Marchese del Grillo , che quanto a reprimende sulla Città Eterna non è secondo a nessuno.
Esiste un rimedio per risanare Roma?
«È la domanda delle cento pistole! Allora, puntiamoci subito una pistola alla tempia… Ormai, il sindaco è nudo. Ma non dovrebbe andare via soltanto Ignazio Marino. Dovrebbero andar via anche quelle mille persone che formano il suo codazzo».
Eppure, le sue simpatie per il Pd di lotta e di governo, sono note…
«Era il popolo romano che mi voleva bene: all'epoca, quando fui votato come semplice consigliere al Campidoglio, ho ottenuto 8.300 preferenze. Segno che il popolo mi amava. E poi, sono tra i pochi che tra il 1995 il 1996 si è dimesso dall'Unione Europea, perdendo così il vitalizio. Lì a Bruxelles c'è il cimitero degli elefanti: chi viene “trombato” a casa sua, viene mandato lì. Io potevo imboscarmi per altri 3 anni e prendere 11mila euro al mese. E invece, per dirla con Montanelli, ho voluto avere la schiena dritta e non ho voluto gravare sulla spesa pubblica. Avendo come unico premio la pace con me stesso».
Montesano come San Francesco?
«No: mi sono comportato così secondo la mia educazione e la mia coscienza: l'Unione Europea è inutile».
Tornando a Roma, intravede una cura per i suoi tanti mali?
«Il pesce puzza dalla testa. Anzi, dalla coda. Qui nessuno controlla il controllore. Come ha evidenziato Striscia la notizia , riprendendo con le telecamere gli impiegati comunali che timbravano il cartellino anche per gli altri impiegati assenti… Ma quant'è che facciamo queste interviste sui guasti di Roma? Qua tutti denunciamo, ma poi non cambia niente. Roma è in balìa di se stessa. Più che una capitale, Roma è una ca-pitale. Un vaso da notte, dove tutti soddisfano i propri bisogni e poi se ne vanno».
Si tratta d'una città molto diversa da come si presentava nel Sessanta e Settanta…
«Era sempre un po' buia, ma meno soffocata dal traffico e dallo smog. Ora siamo abbandonati a noi stessi: è un anno che chiamo il Servizio Giardini per far potare un platano i cui rami si sono abbattuti sul mio terrazzo… invano. Ora, nessuno più fa manutenzione. Ma come? Ci sono i soldi per l'albergatore che inzeppa i migranti nel suo alberghetto fatiscente e non ci sono i soldi per tutelare i cittadini?».
La destra ha avuto suoi torti, ma ormai è la sinistra a governare il Paese. O no?
«Non credo più a questa distinzione ottocentesca. Ormai, noi cittadini stiamo sotto e in mezzo c'è il malaffare: sopra, c'è la classe politica tutta intera. Destra, sinistra, centro. Stamattina ho riso un quarto d'ora, leggendo una dichiarazione di Ban Ki Moon: per gli immigrati dobbiamo fare di più. Ma che ce sta a fa all'Onu, quello? Perché non chiama le multinazionali e dice: ragazzi, ora mollate il 50% dei profitti, per investirli nei paesi africani che avete sfruttato fino ad oggi. Mi dite una cosa nuova, per favore?».
Da romano, è preoccupato per l'incessante flusso migratorio che riguarda la Capitale?
«Non vorrei essere nei panni di Gabrielli, mò che arriva er Giubbileo ! Poveraccio! Certo che sono preoccupato: la nostra quota di migranti da accogliere è l'11%. Ma l'11 per cento de che? Quanti sono, in totale? Vorrei sentire una cifra precisa dalla signora Merkel o dal signor Obama. Certo che dobbiamo accoglierli, i migranti: siamo cristiani. Ma quanti?».
Al di là delle lamentele, suggerisce qualcosa?
«La dico come la direbbe “ er Pomata ”: ce vò 'na cura da cavallo! Come quella che Monti ha fatto a noialtri, ma applicata ai politici, però».
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