Cronache

Smentito caso di razzismo in ospedale: le frasi erano rivolte ad un operatore sanitario

Nessun caso di razzismo all’ospedale Curteri di Mercato San Severino, nel Salernitano. Le frasi pronunciate da un’infermiera erano rivolte ad operatore sanitario e non al 20enne ivoriano che si era recato nel nosocomio per dolori al petto

Smentito caso di razzismo in ospedale: le frasi erano rivolte ad un operatore sanitario

Aveva suscitato grande clamore il video pubblicato sui social da un 20enne immigrato ivoriano, Souleymane Rachidi, per denunciare un grave episodio di razzismo ai suoi danni avvenuto nell’ospedale Curteri di Mercato San Severino, nel Salernitano.

Lo straniero, che nella notte tra sabato e domenica si era presentato al nosocomio per un dolore al petto, aveva registrato un filmato nel quale si può ascoltare una infermiera della struttura pronunciare frasi alquanto pesanti:“Non ti devi far vedere più qui. Devi morire, devi morire, devi morire”.

Il post era divenuto subito virale tanto che la notizia era subito rimbalzata gli onori delle cronache nazionali. Eppure di razzismo, in questo caso, non c’è traccia.

È quanto accertato da una indagine interna avviata nella stessa giornata di domenica da Giuseppe Longo, direttore generale dell’azienda ospedaliera universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona di Salerno.

“Non emergono comportamenti o atti assunti dal personale in servizio riferibili ad episodi di razzismo” ha dichiarato in una nota Longo.

Indubbiamente le parole l’infermiera le ha pronunciate ma non erano rivolte all’immigrato ma un altro operatore sanitario. Per questo motivo l’infermiera sarà sottoposta ugualmente a procedimento disciplinare.

“È stato ascoltato tutto il personale del pronto soccorso presente nel turno di servizio durante il quale si è registrato l’episodio, quindi altri testimoni, non dipendenti, presenti al momento del fatto.

Gli atti contenenti le dichiarazioni, debitamente sottoscritte dai presenti, sono stati in ogni caso trasmesse all’Ufficio procedimenti disciplinari, in quanto le frasi proferite, pur non indirizzate al paziente bensì ad altro operatore sanitario, costituiscono atteggiamenti non ammissibili e passibili di censura” si legge ancora nella nota firmata da Longo.

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