"Sto parlando di morte, giocare non mi piace". Giletti sbotta in diretta

Il conduttore di Non è l'arena perde la pazienza con Alberto Contri: "Sta parlando da 10 minuti. Da tre ore e mezza sto facendo vedere immagini terribili. Giocare sulla morte non mi piace"

"Sto parlando di morte, giocare non mi piace". Giletti sbotta in diretta

Le immagini che arrivano dall'Ucraina non possono provocare indifferenza: civili che perdono la vita, donne e bambini che cercano di fuggire per trovare una destinazione più sicura, bombardamenti su edifici residenziali e persone terrorizzate dall'operazione militare che la Russia sta portando avanti da oltre due settimane ai danni dell'Ucraina. Eppure è molto acceso il dibattito nelle trasmissioni televisive, con due fazioni che puntualmente si scontrano per provare ad affermare la propria tesi su ciò che sta accadendo a Kiev.

A volte accade però che le argomentazioni si fanno troppo lunghe e finiscono per limitare lo spazio del dialogo di una parte o dell'altra, offuscando le ragioni dell'interlocutore che ha un tempo ridotto per rispondere. Una situazione che può infastidire il conduttore. È proprio ciò che è successo nell'ultima puntata di Non è l'arena, in onda la domenica sera su La7, che ha trattato l'argomento dei conflitti tra Ucraina e Russia.

In studio e in collegamento si sono alternate le varie versioni, interpretazioni e considerazioni. Ma a un certo punto Massimo Giletti ha perso la pazienza e ha reagito in maniera stizzita nei confronti dell'esperto di comunicazione Alberto Contri, la cui analisi non si è limitata alla differenza buono e cattivo tra Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin. "Scusi professore, son 10 minuti che parla. Io sono tre ore e mezza che vedo immagini terribili e le faccio vedere", ha sbottato Giletti.

Il conduttore di Non è l'arena ha chiesto a Contri di rispettare i tempi televisivi e di non mancare di rispetto ai civili che sono messi a durissima prova dall'operazione militare della Russia: "Sto parlando di morte, e giocare sulla morte non mi piace". Giletti ha poi sottolineato che, in tempi di guerra, nel passato è stato frequente avere uffici di disinformazione per fare ognuno la propria propaganda. "Quando contestate le immagini dei giornalisti e gli occhi degli inviati sul campo, quello mi preoccupa", ha aggiunto Giletti.

Proprio ieri è arrivata la notizia della morte di Brent Renaud, video-reporter americano di 51 anni che ha perso la vita nei sobborghi di Kiev. Due suoi colleghi sono rimasti feriti a Irpin.

I giornalisti stavano filmando i profughi in fuga e all'improvviso sono stati sorpresi da colpi di arma da fuoco a un checkpoint. Renaud aveva una forte passione per la professione di reporter di guerra, raccontando più di una volta al mondo le realtà terribili delle guerre in Afghanistan e in Iraq.

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