Cronache

"Faccio parte di un clan di malavitosi". Arrestato, ma poi torna in libertà

Un venticinquenne di origine balcanica, sorpreso a dormire in uno stabilimento balneare di Marina di Pisa, ha minacciato i poliziotti asserendo di far parte di una famiglia malavitosa del vicino campo nomadi: arrestato, è stato rimesso in libertà dal giudice con obbligo di firma

Un agente di polizia in Toscana (foto di repertorio)
Un agente di polizia in Toscana (foto di repertorio)

Era stato invitato ad andarsene dopo esser stato trovato a dormire sotto un lettino di uno stabilimento balneare. Per tutta risposta, ha minacciato sia la bagnina che i poliziotti nel frattempo accorsi, asserendo di far parte di una famiglia malavitosa del vicino campo nomadi. E a seguito dell'arresto, è tornato a piede libero dopo poche ore con obbligo di forma. Una vicenda che arriva da Marina di Pisa (in Toscana) e che ha come protagonista un venticinquenne di origini balcaniche.

Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, il giovane sarebbe stato sorpreso a riposarsi su uno dei lettini di uno dei bagni del litorale, usandone un'altro come copertura. A scoprirlo sarebbe stata la dipendente dello stabilimento che stava prepando lettini e ombrelloni in vista dell'arrivo dei bagnanti: la stessa che si è rivolta alle forze dell'ordine, dopo aver incassato il rifiuto da parte dello straniero a lasciare il posto occupato abusivamente. Anche gli agenti, una volta arrivati, lo hanno invitato a loro volta ad alzarsi per rimettere a posto la sdraio e consentire le operazioni di pulizia mattutina dell’arenile.

L’uomo ha però reagito da subito in malo modo mandandoli a quel paese, sostenendo di voler dormire e di essere lascito in pace, e aggredendoli per cercare di farli cadere. Anche alla vista del taser in dotazione il ragazzo ha proseguito imperterrito a insultarli, tanto che costoro si sono visti costretti ad ammanettarlo e caricarlo a forza sull’auto di servizio per accompagnarlo in questura. Minacce proseguite durante il tragitto: il giovane ha detto agli interlocutori di appartenere ad un clan malavitoso del campo nomadi di Coltano (una località situata nelle vicinanze) e che l’avrebbe fatta pagare a tutti loro (non prima di aver danneggiato lo sportello posteriore e la bolla in plaxiglass dell'auto, tentando la fuga).

Sottoposto a fotosegnalamento in quanto privo dei documenti di identificazione, è stato successivamente identificato come un venticinquenne residente nel campo di Coltano. E a conclusione degli adempimenti procedurali è stato tratto in arresto nella flagranza dei reati di oltraggio, resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato ad un bene dello Stato. Una volante lo ha scortato sino al tribunale di Pisa per il processo, dove il fermo è stato convalidato.

Non per molto, ad ogni modo: in seguito, l’arrestato è stato infatti sottoposto dal giudice alla misura cautelare dell’obbligo di firma bisettimanale e rimesso in libertà.

Commenti