Coronavirus

Lo studio: "Sars-CoV-2 è più letale dove l'aria è inquinata"

I ricercatori dell’Università di Harvard hanno evidenziato come l'aumento, anche piccolo, nei livelli medi di polveri sottili, fa aumentare la mortalità del 15%. Lo studio è in attesa di revisione

Lo studio: "Sars-CoV-2 è più letale dove l'aria è inquinata"

Il Sars-Cov-2 è più letale nelle zone in cui l'aria è più inquinata. Lo sottolinea uno studio dell'Università di Harvard, che ha analizzato il livello di polveri sottili presenti nell'aria di crica 3mila contee degli Stati Uniti, dove vive il 98% della popolazione, mettendolo in relazione con il tasso di mortalità da Covid-19.

I dati sull'inquinamento sono stati messi a confronto con i decessi di nuovo coronavirus registrati fino allo scorso 4 aprile. "Abbiamo scoperto che sul lungo periodo basta una differenza di un microgrammo nella media di pm 2,5, il particolato ultrasottile, per aumentare il tasso di mortalità del nuovo coronavirus del 15%", ha spiegato al Corriere della Sera l'autrice italiana dello studio, Francesca Dominici. Le pm 2,5 sono le polveri sottili, cioè quelle minuscole particelle inquinanti, prodotte anche dagli scarichi di auto e fabbriche e dai riscaldamenti. Queste piccole particelle riescono a penetrare negli alveoli dei polmoni e da lì nel sangue, che le fa circolare nel corpo.

Dopo aver raccolto i dati relativi a inquinamento e mortalità, i ricercatori hanno eliminato tutti quelli che potevano alterare il risultato. Così, hanno scoperto che "un aumento di solo 1μ g/m 3 nel Pm 2,5 è associato ad un aumento del 15% del tasso di mortalità Covid-19". Questo significa che "un piccolo aumento dell'esposizione a lungo termine a pm 2,5 porta a un grande aumento del tasso di mortalità Covid-19, con l'entità di un aumento di 20 volte rispetto a pm 2,5 e mortalità".

"Se una persona vive per decenni in un luogo dove ci sono livelli alti di particolato- ha spiegato Dominici- ha una maggiore probabilità di sviluppare sintomi gravi. È un risultato che non ha sorpreso chi studia gli effetti delle polveri sottili sulla salute. Sappiamo già che l’esposizione di lungo periodo al microparticolato causa infiammazioni ai polmoni e problemi cardiocircolatori. E sappiamo che le persone con problemi al sistema respiratorio e cardiocircolatorio contagiate da Covid-19 hanno un tasso di letalità più alto". Questo studio potrebbe spiegare, in parte, anche la situazione italia, che ha visto maggiori vittime in Pianura padana, "una delle zone più inquinate d'Europa".

I risultati, viene specificato nello studio, "sono statisticamente significativi e robusti per le analisi secondarie e di sensibilità". I dati sono stati resi pubblici, per permettere a tutti di "analizzare i nostri dati e applicare la nostra analisi ai loro dati e ad altre regioni del mondo: è essenziale paragonare i risultati e avere la migliore informazione possibile per organizzare la risposta sanitaria all’epidemia". La ricerca è ancora in attesa di revisione, necessaria per la pubblicazione.

Lo studio, conclude il team di scienziati, sottolinea "l'importanza di continuare a far rispettare le vigenti normative sull'inquinamento atmosferico per proteggere la salute umana sia durante che dopo la crisi Covid-19". Inoltre, aggiunge Dominici, "ci dice che le zone più inquinate vedranno un numero maggiore di malati gravi, una volta che si diffonde il contagio.

Ma anche che bisogna preparare le strutture mediche perché le persone infette svilupperanno sintomi più pesanti rispetto a quelle che hanno sempre respirato aria pulita".

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