Terrorismo, calma apparente a San Pietro

Sotto al Cupolone turisti e fedeli passeggiano come al solito. Ma tra colonnato e basilica spuntano ovunque polizia e guardie svizzere. E la tensione è palpabile

Terrorismo, calma apparente a San Pietro

“Voi avete il compito di custodire e sorvegliare luoghi che hanno grandissima importanza per la fede e la vita di milioni di pellegrini”. Papa Francesco questa settimana si è rivolto così al personale dell’Ispettorato di pubblica sicurezza del Vaticano auspicando “che ciascuno possa sentirsi aiutato e custodito dalla vostra presenza e dalla vostra premura”. I recenti fatti di Parigi, il Mossad e i video dell’Isis con le immagini di Piazza San Pietro con la bandiera nera issata sul cupolone devono aver impressionato anche il Papa. Il livello di guardia è stato innalzato e chi abita nei pressi di San Pietro ha sicuramente notato la differenza. Di norma la sicurezza vaticana è garantita da circa 300 uomini. Le guardie svizzere sono 120 e si occupano del Papa, del Palazzo Apostolico e della sorveglianza negli ingressi della Città del Vaticano, mentre la gendarmeria pontificia (150 elementi in tutto), guidata dal comandante Domenico Giani, si occupa della sicurezza interna e svolge anche funzioni di intelligence e antiterrorismo.

All’ingresso del Colonnato del Bernini vi è la polizia italiana che, attraverso i metal detector, dovrebbe controllare il via vai dei turisti ma questi controlli non sono sempre molto accurati e per dei presunti attentatori non è del tutto impossibile entrare armati dentro la Basilica. L’ingresso alla piazza, poi, è generalmente libero almeno da uno dei due lati del Colonnato e, una volta dentro, si respira un’aria di calma apparente. Non vi è un’allerta massima ma è stato potenziato il servizio d’ordine con un’auto della polizia in più che fa il giro completo della piazza, passando anche dentro il Colonnato. Tra i dipendenti vaticani non vi è un senso di pericolo: “Qui - dicono - ci sono telecamere e poliziotti ovunque. Dovessimo aver paura non usciremo di casa e non prenderemo manco la metro”, ma parlando con la polizia municipale le sensazioni sono tutt’altro che positive. “Non lo dovremmo dire ma il rischio è alto, questi fanno le bombe con tutto, anche con i cornetti alla crema o al cioccolato”.

Davanti all’ingresso dell’Aula Paolo VI, dove il Papa svolge alcune udienze, si vede l’immancabile camionetta della polizia mentre a custodia del presepe c’è, come ogni anno, un uomo della gendarmeria vaticana. Altri camion dei carabinieri e della polizia municipale sono stati, però, aggiunti come supporto in Piazza Pio XII, la piazza antistante San Pietro. I vigili urbani, tra quelli in divisa e quelli in borghese dovrebbero essere circa una sessantina e anche il numero dei poliziotti in servizio sarebbe dovuto essere implementato ma uno di loro in romanesco lo smentisce: “Macché aumentati. A parole so bboni tutti. In tutto saremo un centinaio tra chi fa il turno della mattina, quel pomeriggio ecc...tra agenti in borghese e non".

Spostandosi verso il ghetto ebraico di Roma si nota subito come piazza portico d’Ottavia sia stata totalmente chiusa alle auto e la presenza dei carabinieri, se da un lato dà un senso di protezione dall’altro è fonte di ansia. I ristoranti sono più vuoti del solito, le panchine quasi tutte libere, è poca la gente che passeggia per le strade limitrofe alla Sinagoga.

Una situazione che si protrae da prima della strage nella sede di Charlie Hebdo, come testimonia anche una commerciante: “C'è tensione, paura. Il lavoro è calato da un mese a questa parte e anche durante la settimana c'è meno gente di prima”.

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