La tragedia a Rosarno: nel ghetto degli immigrati una donna bruciata viva

Alle 5 l'incendio nella baraccopoli che ospita i braccianti che lavorano nei campi di arance. Centinaia di immigrati sfollati: allestita una nuova tendopoli

La tragedia a Rosarno: nel ghetto degli immigrati una donna bruciata viva

Un nuovo incendio è scoppiato nella notte. E la tendopoli di San Ferdinando, paesino in provincia di Reggio Calabria, è tornato sotto i riflettori dell'opinione pubblica. Lì, a pochi chilometri dal porto di Gioia Tauro, l'immigrazione clandestina ha dato vita a un immenso campo composto da baracche in legno e cellophane che sono andate a fuoco più volte. All'interno di questa favela abusiva vivono, tra degrado e micro criminalità, diverse centinaia di immigrati che arrivano in Calabria per lavorare nei campi di arance. La maggior parte di questi non ha il permesso di soggiorno.

Il rogo è scoppiato, poco dopo le 5 del mattino, in una baracca che si trovava nella zona centrale del campo. In un attimo si è propagato in una buona porzione della baraccopoli scaraventando giù dal letto gli immigrati che sono fuggiti in strada. Nonostante il fuggi fuggi, le fiamme ha preso una donna che è stata bruciata viva. Il cadavere della 30enne è stato trovato dai vigili del fuoco: era completamente carbonizzato. Altre due donne sono rimaste ferite, ma non sono in pericolo di vita. Dopo essere state soccorsi dai pompieri, sono state immediatamente portate all'ospedale di Polistena dove le hanno ricoverate.

Dai primi accertamenti si ipotizza che il rogo sia partito in maniera accidentale, probabilmente in seguito all'accensione di un fuoco per fare fronte al freddo di questi giorni. Nell'incidente sono andate a fuoco oltre 200 "casette" di fortuna. La baraccopoli, in gran parte distrutta dalle fiamme, è stata sgomberata e, a quanto annunciato dalla Prefettura, gli immigrati sfollati saranno temporaneamente alloggiati in una tensostruttura che verrà allestita nelle vicinanze.

Il prefetto Michele di Bari ha, poi, disposto l'allestimento di una cucina da campo in grado di soddisfare le primarie esigenze alimentari di almeno 500 persone e, tramite il locale magazzino Capi, la fornitura di kit igienici, sacchi a pelo e coperte.

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