Sebbene in regola con la certificazione dell'Usl, un bambino di cinque anni non è stato ammesso alla scuola materna. È un caso che si è verificato a Treviso ed è sicuramente singolare. I genitori del bambino, infatti, non hanno presentato l'autocertificazione, bensì il certificato dell'Usl che attesta l'appuntamento vaccinale fissato per novembre.
Per il dirigente scolastico la data è troppo distante dall'inizio dell'anno scolastico e rappresenterebbe, secondo quanto riportato dalla madre, una "resistenza" da parte dei genitori a far vaccinare il figlio.
Forti di quanto sostenuto dalla legge che prevede che i bambini con appuntamento fissato possono frequentare la scuola, i genitori del bambino non si sono arresi: "Ho dato mandato a un avvocato di difendere i diritti di mio figlio, stiamo preparando una diffida contro il dirigente che verrà presentata nei prossimi giorni", ha spiegato la mamma del bimbo al Gazzettino.
"La norma parla chiaro: con l'impegnativa per appuntamento fissato, la frequenza è garantita. Noi abbiamo presentato non l'autocertificazione, ma il documento rilasciato dall'Usl, a piena garanzia della trasparenza del nostro operato. Doveva farlo entrare, punto e stop. Invece no: lo ha respinto e ha inviato la comunicazione a tutti i docenti e al personale violando il diritto alla privacy di mio figlio - ha aggiunto la mamma. La situazione è paradossale: bambini con epatite B entrano in classe, garantiti dalla privacy della propria storia sanitaria.
Mio figlio sano non può andare a scuola nonostante la norma lo preveda e viene discriminato"."Gli amichetti vengono al pomeriggio a giocare perché non si senta solo - ha raccontato la donna - Ma aver visto che tutti andavano a scuola tranne lui è stato uno choc per mio figlio".
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